Gela. Hanno lavorato sotto traccia per completare l’iter di riforma delle ex Province regionali, soprattutto per quanto riguarda le variazioni territoriali. Dopo il referendum popolare, in cui i cittadini hanno espresso la volontà di staccarsi dalla provincia di appartenenza per passare alla città metropolitana di Catania, i comitati di Gela, Piazza Armerina e Niscemi hanno deciso di dire basta al sistema burocratico regionale che rallenta tutto il relativo iter attuativo del risultato referendario. “Il 16 ottobre 2018 sono stati esaminati, presso la Commissione ARS, gli emendamenti aggiuntivi al DDL 367 ‘Norme in materia di Enti di area vasta’ – dichiara Filippo Franzone portavoce Csag – alcuni di questi emendamenti. Uno di questi emendamenti, prodotto dai comitati e presentato dall’On. Nuccio Di Paola (M5S), il quale ringraziamo per la disponibilità, mira a definire i confini dell’ente intermedio prima del voto, alla luce dell’iter corretto e validato dagli enti regionali preposti, svolto da quattro comuni Siciliani (Gela, Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea). Ebbene sì – continua – la Commissione ha dichiarato inammissibile l’emendamento. Però è stato ammesso l’emendamento del Governo che cambia il nome ai Liberi Consorzi, che si chiameranno Province regionali. Siamo al ritornello della LR 9/86 (32 anni fa!), in cui l’abilità più grande era stata quella di cambiare nome; stessa cosa dicasi di questa pseudo riforma che, dopo 6 anni ed 11 passaggi legislativi, cambia il nome all’ente intermedio per poi chiudere, come nel gioco dell’oca, tornando alla casella di partenza: Province Regionali. Bene, adesso non vogliamo più incontrare nessuno, l’alta inaffidabilità della politica siciliana ci consiglia di aspettare il momento giusto per rivolgerci ai tribunali. D’altronde, cambiano governi e legislatori ma non la sostanza: il popolo non è visto dai politicanti siciliani come sovrano perchè ad atteggiarsi da sovrano dev’essere il politico di turno, a seconda del collegio elettorale considerato, ed i cui confini a maggior ragione non possono essere modificati, anche a dispetto di una chiara previsione legislativa.”
A dar manforte alle dichiarazioni di Franzone il portavoce del Comitato Pro Referendum Piazza Armerina Salvatore Murella: “A breve verranno inviati gli atti stragiudiziali di diffida e messa in mora a provvedere, già stilati, sottoscritti e pronti per essere indirizzati agli interessati del Governo e dell’ARS – sottolinea Murella. Valuteremo se diffidare alcuni Ministri del Governo nazionale. Non più una battaglia solo territoriale, ma democratica. Il rispetto delle volontà popolari – continua – è alla base di una democrazia, è la chiave per lo sviluppo. Appare ormai chiaro che, almeno in Sicilia, le comunità di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, dovranno rivitalizzare la democrazia con il defibrillatore, sappiamo che è dura – conclude – ma ci riusciremo.”
Politici siciliani dovrebbero pagare di tasca propria e con la loro pelle il male fatto al popolo siciliano
In Sicilia il popolo non è libero