Gela. L’Eschilo Tennis Club di Totò e Raffaele Giudice si è appena arricchito di un nuovo, piccolo gioiello, incastonato nell’area ancora vergine a nord dei tre campi da tennis già esistenti, due all’aperto e l’altro al coperto. Ora tutto il complesso, una volta luogo di degrado e di desolazione, risplende come un luna park. Si tratta di una struttura destinata a coloro che amano il Padel, un gioco che sta facendo registrare il più alto indice di diffusione nel mondo. Questo gioco nasce e vede il battesimo nel 1969 ad Acapulco, si direbbe, per intuizione di Enrique Corcuera, un ricco possedente messicano. In realtà, le cose sono andate un po’ diversamente. Nell’intenzione di Corcuera c’era l’obiettivo di creare un campo da tennis in un’area della sua tenuta proprio ad Acapulco. Ma quando si è accorto di avere progettato e investito una consistente somma in un’area inadatta e insufficiente ad ospitare un regolare campo da tennis, si consolò creandone uno di dimensioni ridotte e, fra l’altro, contornato da muri già esistenti. Ma saranno proprio quei muri parte integrante del campo e quindi del gioco stesso, e daranno continuità, imprevedibilità di azione e fantasia al gioco. Regolamentare il gioco è stato poi consequenziale. Oggi i muri vengono sistematicamente sostituiti da vetri temperati per dare agio agli spettatoti di seguire le azioni. Il Padel richiama in qualche modo il gioco del tennis, ma, rispetto al quale, lo svolgimento e tante regole sono assolutamente diversi e originali. Gli effetti del nuovo gioco furono immediatamente e inaspettatamente strabilianti. Rispetto al tennis, il padel non richiede particolari doti o elevati livelli di prestazioni atletiche, risulta essere più dinamico, le singole azioni hanno sviluppo più rapido- richiedendo una maggiore prontezza dei riflessi, il divertimento e le gratificazioni hanno cadenze quasi vertiginose, gli effetti terapeutici sull’umore evidenti. Descrivere la varietà e l’imprevedibilità delle azioni è praticamente impossibile.
Ed è proprio questo che fa schioppettante il gioco del Padel. Ciononostante, per qualche tempo, Enrique Corcuera non pensò assolutamente che il Padel avrebbe avuto la fortuna di affascinare numeri sempre più grandi di persone. La svolta si ebbe nel 1974, quando sulla scena del Padel irrompono due personaggi amici del Corcuera: Alfonso de Hohenlohe che lo porta in Spagna, e il ricco Julio Menditequi che lo porta in Argentina, dove trova entusiastica accoglienza. E proprio questi due Paesi esprimeranno poi campioni di assoluto valore, capaci di inanellare una serie sbalorditiva di vittorie ai campionati mondiali di padel. Oggi si può tranquillamente parlare di Padel-mania, anche in quelle aree così lontane dall’Acapulco degli anni ’60: parliamo della Cina, Australia, Giappone, dopo le Americhe, del nord e del sud, nonché l’Europa. Il campo, delle dimensioni 20×10 metri, è chiuso ai quattro lati, con due aperture laterali. Vi si gioca in coppia con la cosiddetta “pala”, la cui forma ed estetica è simile alla racchetta utilizzata nel tennis, ma architettata in modo da produrre meno tensione all’interno per far sì che il gioco possa svilupparsi in maniera un po’ più lenta, altrimenti la pallina, prodotta anch’essa con meno tensione all’interno, sarebbe decisamente ingestibile per la vicinanza dei giocatori. Tre sono le forme della “pala” – tonda, a diamante e a lacrima – a seconda che si voglia privilegiare il controllo del colpo a discapito della potenza (principianti), o prevalentemente la potenza del colpo (professionisti), o l’equilibrio tra la potenza e il controllo del colpo. Ora, per quanto abbia tentato di farne una descrizione quanto più esauriente possibile, niente può sostituire la visione diretta del gioco del Padel. Soprattutto se si considera che sotto gli occhi dei giocatori e degli spettatori fa e continuerà a far bella mostra di sé questo nuovo gioiello calato in un castone dal colore prossimo al blu cobalto dell’indescrivibile bellezza delle Gole del Nera.