Enna, la ribellione dei fedeli contro gli abusi di Rugolo e gli insabbiamenti della Diocesi

 
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Enna. «Non accetto prediche da chi copre un abuso». È la scritta che campeggia su uno dei cartelloni esposti da alcuni fedeli di Enna che ieri si sono resi protagonisti di una clamorosa protesta contro la Diocesi di Piazza Armerina.

Il flash mob è stato ripreso da un video che è ormai diventato virale su tutti i social e mostra le immagini della ribellione che numerosi fedeli hanno messo in atto in alcune chiese di Enna e Piazza Armerina, dove officiavano prelati collegati alla vicenda di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote condannato a 4 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale aggravata a danno di minori.

Una protesta coordinata contro i silenzi della Diocesi di Piazza Armerina, davanti a due delle chiese più importanti di Enna, la parrocchia di San Giuseppe e il santuario di Valverde, e che poi si è spostata anche nel piazzale della Cattedrale di Piazza Armerina.

I credenti che hanno aderito all’iniziativa non appena sono entrati i preti per celebrare la Messa si sono alzati in massa e hanno abbandonato le chiese, esponendo all’esterno degli edifici di culto dei cartelli con alcune frasi del Vangelo e uno più grande con la scritta «Non accetto prediche da chi copre un abuso».

Una protesta silenziosa rivolta contro la Diocesi di Piazza Armerina che, secondo le motivazioni della sentenza di condanna, sarebbe stata a conoscenza degli abusi di don Rugolo e lo avrebbe coperto.

La vicenda giudiziaria allunga la sua ombra nera non solo sul caso di violenza e abusi acclarato dal Tribunale ennese, ma anche sul ruolo che la Curia, nella persona del vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, non imputato nel processo, avrebbe avuto nell’insabbiare il caso.

La curia vescovile della diocesi di Piazza Armerina infatti è stata riconosciuta responsabile civile e dovrà rispondere in solido con il sacerdote del risarcimento delle parti civili.

Nelle motivazione della sentenza dei giudici del Tribunale di Enna, si legge a chiare lettere che Gisana sarebbe stato “ben consapevole da molti anni delle segnalazioni effettuate inerenti gli abusi patiti da un ragazzo ancora minorenne e, nonostante tutto avrebbe ritardato volutamente l’incontro con Messina ed i suoi familiari, evitando di attuare qualsiasi forma di controllo o di provvedimento a tutela dei fedeli, soprattutto adolescenti, facenti parte della comunità religiosa da lui guidata che pure il suo ruolo gli imponeva”.

Ed è contro questo silenzio prolungato della diocesi che, sostanzialmente i fedeli hanno protestato nell’attesa di una presa di posizione della Curia sulla vicenda che ancora tarda ad arrivare.

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