Gela. L’attività d’indagine svolta dai magistrati della procura è partita da una serie di denunce presentate dalla moglie: così, unl disoccupato (R. A. le sue iniziali)
è finito davanti alla corte presieduta dal giudice Paolo Fiore per rispondere del reato di violenza sessuale.
Violenze che avrebbero contraddistinto, per almeno due anni, il rapporto fra i coniugi. Ieri mattina, la corte composta anche dai magistrati Fabrizio Molinari e Manuela Matta ha ascoltato le dichiarazioni rese proprio dalla moglie che ha denunciato il partner.
La donna ha confermato la versione già esposta nelle denunce presentate davanti alle forze dell’ordine. Ha ammesso che le presunte violenze, legate anche a rapporti sessuali imposti dall’imputato senza il suo consenso, sarebbero state portate a termine all’interno dell’abitazione familiare.
La donna è assistita dall’avvocato Nicoletta Cauchi e, nello stesso procedimento, si è già costituta parte civile.
Proprio per la delicatezza della questione, sia il pubblico ministero Elisa Calanducci che l’avvocato difensore Francesco Enia hanno chiesto lo svolgimento a porte chiuse dell’udienza.
Una richiesta, accettata anche dalla parte civile e accolta dal presidente della corte Paolo Fiore. L’avvocato Enia, a difesa del suo assistito, ha cercato di comprendere il motivo che avrebbe spinto la donna, nonostante le presunte violenze subite, a non lasciare l’abitazione di famiglia.
Intanto, proprio lo stesso legale, intende approfondire lo stato psichico dell’uomo.
Ha già confermato di voler richiedere l’effettuazione di una perizia: l’incarico dovrebbe essere affidato ad uno specialista del settore. Altri testimoni verranno sentiti nelle prossime udienze, allo scopo di meglio delineare i particolari dell’intera vicenda.