Gela. Tanti punti ancora da chiarire sui processi di bonifica nell’area industriale Eni e un masterplan, quello voluto e fortemente sponsorizzato dall’ex amministrazione comunale, che non sembra essere mai arrivato sul tavolo dell’assessore regionale Alberto Pierobon. L’esponente della giunta Musumeci, che regge le sorti dell’assessorato energia, a fine agosto ha stilato una sorta di relazione di accompagnamento che ha poi consentito alla giunta di emettere una delibera che va a toccare gli aspetti salienti del protocollo d’intesa di quattro anni fa, quello che ha condotto ala riconversione green della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. L’assessore è molto chiaro nelle note inserite all’interno della relazione. Serve costituire un gruppo tecnico che segua lo stato delle bonifiche nell’area industriale locale. Pierobon si spinge anche oltre suggerendo l’attivazione di una vera e propria commissione tecnica sui rischi ambientali, anche attraverso il nuovo ufficio bonifiche avviato a Palermo. Per la giunta Musumeci uno degli asset strategici rimane il polo del gas naturale liquefatto. Un punto cavalcato dall’ex sindaco Domenico Messinese e soprattutto dal suo assessore di riferimento Simone Siciliano. Ad oggi, però, l’iter sembra non decollare nonostante l’accordo delle associazioni di categoria, da Federmetano ad Assogasmetano, oltre ai rappresentanti dell’intera filiera dell’autotrasporto. Il gnl viene visto come carburante da trazione per il futuro del traffico in mare ma anche su strada. Dovrà essere il ministero, però, a muovere passi concreti. Da quanto emerge, non c’è stata risposta alla richiesta di attivazione di un tavolo tecnico-politico da avviare a Roma. Istanza che lo scorso maggio è partita dall’ex giunta Messinese. “Ritenuto che la realizzazione di tale impianto – si legge nella relazione – possa costituire un ulteriore strumento di sviluppo per la regione siciliana, si ritiene rinviare ogni altra valutazione in ordine alla realizzazione di tale progetto, tenendo presente l’esistenza degli impegni derivanti dal protocollo d’intesa, nonché la necessità di valutare analiticamente e tecnicamente le ricadute occupazionali nonché eventuali rischi ambientali”.
Masterplan e bonifiche. Pierobon non trascura neanche la vicenda della portualità locale, con infrastrutture che segnano il passo. La vicenda del porto rifugio è l’esempio lampante dei ritardi negli interventi. La “visione” di sviluppo che l’ex giunta avrebbe voluto concretizzare è stata sintetizzata nel masterplan commissionato a Rina Consulting ma del quale a Palermo sembrano conoscere ben poco. “Sembra che il Comune abbia dato incarico alla Rina Consulting – scrive in una nota Pierobon – per gli aspetti turistici, industriali e della cantieristica. In tal senso è stato redatto un masterplan che assume il ruolo di progetto di prefattibilità. Anche qui sarà interessante analizzare il prefetto documento per capire se la visione regionale viene efficacemente trasfusa negli aspetti attuativi di cui trattasi”. In un’altra nota, l’assessore prosegue. “Va capito se questo masterplan (o progetto di prefattibilità) sia stato (e come) condiviso dall’amministrazione gelese e dall’Eni, come pure da altri. Inoltre, cosa questo documento effettivamente abbia analizzato e prospettato”. Insomma, di questo masterplan Pierobon e i suoi tecnici, al momento di redigere la relazione (che risale ad agosto), non sapevano quasi nulla. Uno degli aspetti che verrà ulteriormente verificato è proprio quello delle bonifiche. Rifacendosi all’esito dell’ultima riunione tenutasi al Ministero dell’ambiente (dove è attivo un tavolo tecnico), l’assessore scrive che “si è riscontrato (Arpa) che molti dei monitoraggi richiesti sono in ritardo rispetto al cronoprogramma stabilito, soprattutto in riferimento alla verifica dell’analisi di rischio dello stato dei suoli. Sull’aspetto che riguarda l’individuazione delle potenziali sorgenti di contaminazione, Arpa e Ispra hanno comunicato che stanno cercando di individuare le cause di una presenza notevole di surnatante , considerato che tutti i serbatoi sono dotati di doppio fondo. Sono ancora in corso analisi di accertamento. In riferimento al soil gas dai monitoraggi effettuati si apprende la presenza di valori di contaminazione di sottosuolo/falda altissimi che acclarano l’ipotesi di presenza di una fonte inquinante primaria. A seguito di questo dato, tutti i partecipanti al tavolo hanno concordato di richiedere a Raffineria di Gela un documento unitario che specifiche quali siano le aree soggette ad analisi di rischio e quali invece siano state escluse. Si sottolinea che scopo della bonifica è rimuovere le sorgenti di contaminazione presenti nelle parti interne della raffineria e che quindi non è sufficiente che la contaminazione presente in falda risulti esser arginata dal doppio sistema di barriere fisico/idraulico”. La giunta regionale, su impulso dell’assessore, a questo punto valuterà il da farsi anche se il completamento delle procedure per gli investimenti e le bonifiche non sarà di certo rapido.
ma nooo che dite… tutt apposto …
gela non è inquinata….