Gela. Sono passati mesi dall’intesa raggiunta in prefettura a Caltanissetta. Gli ex operai della Turco Costruzioni, almeno sulla carta, dovevano essere assorbiti da altre aziende dell’indotto, ottenendo anche le spettanze arretrate. Da allora, però, quegli impegni sono stati spesso disattesi. Sono attualmente ventotto i lavoratori rimasti fuori dalla fabbrica e c’è anche chi non ha accettato la transazione sulle somme ancora dovutegli. Così, anche nel corso dell’estate, hanno continuato a radunarsi davanti agli uffici amministrativi di Eni in contrada Piana del Signore. Per loro non arrivano risposte certe e allo stesso tempo è in atto un’azione giudiziaria per contestare i licenziamenti decisi dalla Turco Costruzioni, aziende edile toccata dalla vasta indagine “Double face” nella quale è coinvolto l’imprenditore Carmelo Turco. L’intesa degli scorsi mesi era stata siglata con l’assenso delle segreterie provinciali di Fillea, Filca, Feneal e Ugl, che hanno accompagnato gli operai nella loro lunga protesta.
“Al momento, per i ventotto operai rimasti fuori dalla fabbrica – dice il segretario Ugl Giovanni Abela – non arrivano risposte. Ci sono anche situazioni che stiamo valutando attraverso i nostri legali. Non escludiamo di chiedere un nuovo incontro in prefettura”. In un indotto che in questo periodo ha ripreso a correre, in attesa della conclusione dei cantieri della green refinery, per gli ex Turco sembra non esserci spazio. Una delle tante vicende di operai che non sono riusciti a trovare ricollocazione in fabbrica.