GELA. Ha scelto il rito abbreviato condizionato Giuseppe Centorbi, 40 anni, il bracciante agricolo di Licata che nel giugno dello scorso anno ha sterminato la famiglia Militano in contrada Desusino. Il Gup del tribunale, Veronica Vaccaro, ha accolto la richiesta del legale difensore, Salvo Macrì.
La difesa ha però ottenuto anche una perizia perché ritiene che l’imputato nel momento della strage non era mentalmente lucido. Il prossimo 4 aprile sarà conferito l’incarico agli specialisti Bruno e Palermo di Piazza Armerina ed Enna. Le parti civili si erano opposte alla richiesta di perizia ritenendo che Centorbi fosse invece perfettamente consapevole.
L’udienza di mercoledì ha visto la richiesta di maxi risarcimento di dieci persone che rappresentano le parti civili: due milioni per ognuna per complessivi 20 milioni di euro è la cifra quantificata dalle due parti civili.
Dal Ris Messina emerse una indiscrezione. Le pistole sequestrate a Centorbi nel suo casale potrebbero essere state usate per uccidere i tre Militano. Nel corso dell’interrogatorio, subito dopo il triplice omicidio, il quarantenne ammise di essere l’autore di quello sterminio, motivato con i “disturbi” dei Militano.
Centorbi venne bloccato pochi giorni dopo sulla strada a scorrimento veloce che da Gela conduce ad Enna, in territorio di Piazza Armerina. Era alla guida della Fiat Punto di colore nero, ricercato subito dopo la mattanza.