Stangata sui Sanfilippo, blitz “Chimera”: chieste condanne per oltre quattrocento anni

 
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L'indagine è stata condotta dai carabinieri e dai pm della Dda di Caltanissetta

Gela. Oltre quattrocento anni di detenzione per gli imputati coinvolti nel blitz antimafia “Chimera”. Le richieste, dopo diverse udienze dedicate esclusivamente alla lunga requisitoria, sono state formulate dai pm della Dda di Caltanissetta Davide Spina e Claudia Pasciuti. La stidda dei Sanfilippo, secondo le contestazioni, aveva un vasto controllo del territorio di Mazzarino, imponendo pressioni e messe a posto e gestendo il traffico di droga. Un sistema capillare, quello ricostruito dai pm dell’antimafia e dai carabinieri. In base a quanto delineato dagli investigatori, i Sanfilippo sarebbero stati capaci di incutere timore sulle tante vittime, che hanno spesso avuto remore evidenti nel riferire alle forze dell’ordine. Trent’anni di detenzione sono stati chiesti per i presunti capi del gruppo stiddaro, Giuseppe Sanfilippo, Liborio Sanfilippo e Marcello Sanfilippo. Ventisette anni sono stati richiesti per Calogero Sanfilippo. Venti anni, invece, per Maria Sanfilippo (1986), Calogero Sanfilippo (1976), Andrea Sanfilippo e Samuel Fontana. Diciotto anni è l’entità della pena indicata per Ignazio Zuccala’, Marianna Sanfilippo (1957) e Michele Mazzeo. Sedici anni di detenzione a Ilenia La Placa, Valentina Maniscalco (gelese e consorte di Emanuele Brancato imputato nell’altro filone processuale), Salvatore Rodolfo Nicastro, Calogero Sanfilippo (1991) e sedici anni e sei mesi per Enza Medicea. Quindici anni per le posizioni di Marianna Sanfilippo (1985), Vincenza Galati, Rosangela Farchica e Rocco Di Dio. Inoltre, dieci anni a Bruno Berlinghieri, otto anni e sei mesi sono stati indicati per Vincenzo Ianni’, otto per Bartolomeo La Placa e Antonino Ianni’, sette anni e nove mesi a Ivan Ianni’ e Giuseppe Sanfilippo (1979), sette anni a Giovanni Di Pasquale, cinque anni e quattro mesi per Sandra Santa Aleruzzo e quattro anni per Francesco Lo Cicero.

Il gruppo di mafia dei Sanfilippo, oltre a strutturare canali della droga con il gelese Brancato, avrebbe avuto contatti con i calabresi e nel nord Italia. Venne fatta luce sugli omicidi di Benedetto Bonaffini e Luigi La Bella, che risalgono al periodo a cavallo tra anni ’80 e ’90 e che vengono contestati ai capi dei Sanfilippo ma nel procedimento in abbreviato. Gli inquirenti sono certi della disponibilità di armi. L’avvocatura dello Stato, con il legale Giuseppe Laspina, in rappresentanza del Ministero dell’interno, ha concluso a sua volta per la condanna di tutti i coinvolti e per la richiesta di un risarcimento danni, da definire in sede civile. Nel corso delle prossime udienze toccherà alle difese concludere. Un altro filone processuale sta per affrontare invece il giudizio di appello dopo le pesanti condanne in abbreviato.

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