Gela. La Corte di Cassazione ha confermato le condanne già emesse sia dal gup del tribunale di Gela che dalla Corte d’appello di Caltanissetta. Un anno e due mesi di reclusione per l’imprenditore Maurizio Melfa e un anno per Veronika Cauchi, dipendente del gruppo Meic. Sono state pubblicate le motivazioni. Entrambi, insieme ad altri coinvolti (attualmente a giudizio), furono interessati da un’inchiesta che si concentrò su un ampio giro di sponsorizzazioni, che gli investigatori ritennero gonfiate allo scopo di aggirare il fisco. Gli approfondimenti si concentrarono sulla società sportiva Heraclea volley, della quale l’azienda dell’imprenditore fu tra i principali sponsor. Per i militari della guardia di finanza, che operarono coordinati dai pm della procura, quelle sponsorizzazioni si rivelarono sovrabbondanti, almeno a livello di cifre. Un elemento in più per condurre accertamenti. Furono individuate operazioni considerate irregolari. Le somme, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbero state trasferite alla società sportiva e sistematicamente riacquisite. Emersero operazioni indicate come “fittizie”. I giudici di Cassazione non hanno accolto i ricorsi presentati dai difensori, gli avvocati Giacomo Ventura e Giuseppe Fevola. Per i legali, invece, quelle operazioni, che riguardano gli anni di imposta dal 2010 e fino al 2014, furono assolutamente regolari. Vere sponsorizzazioni in favore della società di volley, così come riportato anche dai loghi Meic sulle maglie della formazione. Secondo questa linea, non ci sarebbe stata un’anomala sproporzione, visto che le somme per la compagine di volley si fermavano ad una percentuale inferiore a quella della media nazionale, “2,16 per cento a fronte del 2,2 per cento”. I difensori, anche con i giudici romani, hanno insistito sul fatto che non possano sussistere “prestazioni relativamente inesistenti”, come invece delineato dalla Corte d’appello nissena. I giudici di Cassazione, invece, hanno ribadito che quelle operazioni non furono regolari.
“Sulla prova di commissione dei reati la sentenza impugnata risulta adeguatamente motivata, rilevando (unitamente alla sentenza di primo grado, in doppia conforme) come le elargizioni alla società sportiva sono state considerevoli per molti anni (euro 120.00,00 per il 2010; euro 340.000, per il 2011; euro 360.000,00 per il 2012; euro 261.000,00 per il 2013; euro 51.500,00 per il 2014). Per altre sponsorizzazioni, con altre società sportive, la Meic s.r.l. aveva, invece corrisposto pochi euro (alcune centinaia)”, si legge nella sentenza. Inoltre, i magistrati capitolini confermano che ci sarebbero stati costanti prelievi, quasi in concomitanza dei versamenti per le sponsorizzazioni. “Dai prelevamenti in contanti sul conto della società sportiva emergeva la certa pratica del rimborso in contanti delle somme pagate per le sponsorizzazioni; la sentenza evidenzia la quasi contestualità tra i versamenti e i prelievi dei contanti (nello stesso giorno o al massimo in quello successivo agli accrediti). I prelievi erano di importo pari o poco inferiore agli accrediti e posti in essere da soggetto non specificato nelle distinte di prelievo”, è riportato. Per gli investigatori, la società sportiva sarebbe servita anche ad altri imprenditori, al solo fine di aggirare gli obblighi del fisco attraverso la copertura delle sponsorizzazioni. Anche la procura generale ha concluso per la conferma della sentenza. Con la decisione della Cassazione, le condanne diventano definitive. Sia Melfa che Cauchi optarono per il rito abbreviato.