Gela. I poliziotti intervenuti sul posto e quelli impegnati successivamente nell’ascolto del contenuto delle intercettazioni, anche ambientali durante colloqui in carcere, sono stati sentiti, questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale. Si occuparono delle indagini successive agli spari di contrada Catarrosone, quando un’auto venne raggiunta da diversi colpi di arma da fuoco. A sparare, per l’accusa, fu Valerio Caiola. E’ attualmente detenuto per questi fatti. Secondo i pm della procura, l’azione venne posta in essere al culmine di forti tensioni alimentate da rivalità per i confini dei terreni. L’obiettivo pare fossero i proprietari di aree confinanti, in parte legati da rapporti di parentela con la famiglia dell’imputato. Negli anni c’erano stati contrasti, sfociati in un altro procedimento penale. Stando alle difese, con i legali Filippo Spina e Marco Granvillano, i colpi di pistola vennero esplosi contro l’auto ma a bordo non ci sarebbe stato nessuno. Una versione divergente da quella dell’accusa, che invece contesta il tentato omicidio, certa che nella vettura ci fossero i rivali diventati obiettivo dell’azione. L’imputato, sentito in fase di interrogatorio di garanzia, respinse l’ipotesi di aver voluto uccidere. Anzi, riferì di vessazioni patite che alla fine lo portarono a rispondere. I poliziotti captarono colloqui avuti in carcere dallo stesso Caiola, soprattutto con il fratello. Quest’ultimo, tra le altre cose, avrebbe cercato di capire quanti colpi furono esplosi. Per gli investigatori, si sarebbe parlato pure dell’arma. Secondo uno dei poliziotti chiamato a testimoniare, gli spari si infransero contro la vettura nella parte “medio alta”. Per il testimone, ci fu il rischio concreto che i rivali potessero essere colpiti. I difensori mettono in dubbio la loro presenza in auto. Inizialmente, sentiti per la ricostruzione di quanto accaduto, indicarono la presenza non solo dell’imputato ma pure del fratello, che invece si accertò fosse nella propria abitazione in quelle ore. Le persone prese di mira con l’azione a colpi di pistola sono parti civili, con il legale Giuseppe Fiorenza, che ha annunciato la volontà di produzioni documentali.
La pistola fu successivamente ritrovata. Caiola, nelle ore successive, si presentò in commissariato e fornì la sua versione dei fatti. Le difese, a conclusione dell’udienza, hanno preannunciato una richiesta di sostituzione della misura. L’imputato è detenuto dallo scorso anno, quando venne arrestato.