Gela. Le bonifiche sul territorio, che ancora oggi risente dell’impatto determinato da decenni di industria pesante, vanno a rilento. Il dato, che già diversi rapporti ministeriali hanno messo in risalto, è emerso durante gli interventi della prima giornata degli Stati generali per la rigenerazione dei territori, che si stanno tenendo al teatro “Eschilo”, organizzati dalla Camera forense ambientale. Il geologo Giuseppe Collura ha fornito i numeri. Su un totale di 795 ettari di aree a terra rientranti nel Sin locale, i piani di caratterizzazione sono stati quasi del tutto completati. I progetti di bonifica presentanti toccano un totale di 300 ettari ma quelli già approvati riguardano solo 103 ettari. In sostanza, la copertura con i progetti approvati è del 31 per cento. Quella che fa molto riflettere è invece la percentuale dei procedimenti di bonifica conclusi, che si ferma all’1 per cento. “Chiaramente vanno a rilento – ha detto Collura – anche se comunque le procedure sono in atto”. L’area di riferimento per gli interventi nel Sin è quella di raffineria Eni, seguita in termini di dimensioni dall’ex centro oli e dal nuovo centro oli. Ci sono poi, la Riserva Biviere e l’ex discarica Cipolla, che Collura ha definito “una vera bomba ecologica”. Le note dolenti non mancano, anzi. Proprio sulle procedure per la discarica Cipolla e per il sito di Marabusca, nonostante i decreti di finanziamento ottenuti da Palazzo di Città, la situazione sembra in stasi. Il Comune ha rinunciato ad essere soggetto attuatore. “Non ci sono le competenze”, ha spiegato il sindaco Lucio Greco. Tutto è passato alla Regione ma grandi novità non ce ne sono per interventi da milioni di euro, comunque sufficienti solo alla messa in sicurezza e non certo alla bonifica complessiva, visto che per gli esperti sono state intaccate anche le falde sottostanti. Il sindaco Greco, in apertura dei lavori, questa mattina, è stato chiaro.
“Serve più attenzione per questo territorio da parte dello Stato, dei ministeri competenti e della Regione”, ha detto rivolgendosi anche al commissario nazionale unico per gli interventi di bonifica, il generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà. L’avvocato ha richiamato il passato industriale, fatto di impatto occupazionale ma anche di effetti pesanti sulla salute e sull’ambiente. “Oggi, ringrazio Eni per la scelta di riconvertire e puntare su un sito green ed ecosostenibile, anche se l’incidenza occupazione è inevitabilmente diminuita rispetto al passato”, ha aggiunto. I tempi, in procedimenti molto lunghi e complessi, spesso sono un fardello. Dopo cinque anni dall’avvio dell’iter, ha spiegato il senatore Pietro Lorefice che segue gran parte di queste procedure, solo lo scorso ottobre gli uffici regionali hanno trasmesso al ministero tutta la documentazione per la riperimetrazione del Sin, destinata a ricomprendere aree inizialmente escluse dagli interventi di bonifica. Per un risanamento complessivo la strada è ancora molto difficile e non sempre lineare.