Gela. Una concessione edilizia che tarda ad arrivare dagli uffici di Palazzo di Città e il rischio che il tetto di un’abitazione crollasse a causa delle infiltrazioni d’acqua piovana. Così, la proprietaria dell’immobile ha scelto d’intervenire senza, però, ottenere un provvedimento ufficiale di concessione.
Il giudice dell’udienza preliminare Alberto Leone l’ha condannata ad un anno e otto mesi di reclusione per aver violato, sette volte consecutive, i sigilli apposti alla struttura abusiva.
La condanna è stata emessa nei confronti della quarantunenne Salvatrice Di Maggio. La donna, difesa dall’avvocato Giuseppe Fiorenza, ha scelto di patteggiare la pena. Alle accuse mossegli dal pubblico ministero, ha sempre replicato di aver agito per un evidente stato di necessità. Senza la sopraelevazione finita al centro dell’indagine a suo carico, perché realizzata in assenza di una concessione edilizia, avrebbe rischiato ulteriori danni anche ai piani inferiori già abitati da lei e dai suoi familiari.
La linea difensiva imbastita dall’avvocato Giuseppe Fiorenza si è basata proprio sui ritardi nel rilascio della concessione edilizia, regolarmente richiesta dalla sua assistita ai tecnici comunali. In assenza di qualsiasi risposta da Palazzo di Città, la donna ha scelto di avviare ugualmente i lavori proprio per impedire ulteriori conseguenze allo stabile di via Venezia finito al centro delle verifiche.
Il giudice Alberto Leone, accettando la richiesta di patteggiamento della pena formulata dall’avvocato Fiorenza con il consenso della pubblica accusa, ha condannato la proprietaria dell’immobile proprio in relazione agli elementi d’accusa contestati.