Gela. I sostenitori dell’ex sindaco Domenico Messinese inneggiano nuovamente all’intervento della procura. Lo fanno richiamando una serie di presunte anomalie che starebbero riscontrando non solo nella gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città ma anche nell’iter della gara breve per il nuovo affidamento e in quello dell’appalto pluriennale. Il presidente di Sviluppo Democratico Salvino Legname già preannuncia un accesso agli atti, mentre l’ex vicesindaco Simone Siciliano (aderente a Sviluppo Democratico) era in prima fila sabato scorso quando l’assessore regionale Alberto Pierobon (in quota Udc) dava delucidazioni sul nuovo piano regionale dei rifiuti. “Non ci vediamo chiaro e procederemo con l’accesso agli atti per capire i motivi per cui l’affidamento diretto sia stato preferito alla procedura di gara con evidenza pubblica gestita dall’Ufficio Regionale gare Urega e che fine abbia fatto la procedura di gara pluriennale – dice Legname – ci auguriamo che gli organi di controllo, la magistratura e la procura della Repubblica facciano chiarezza rispetto alla scenario bizzarro che la città sta vivendo”. L’ex giunta è stata sfiduciata soprattutto sotto il peso di debiti che ha continuato ad accumulare nella gestione del servizio e che si sono aggiunti a quelli pregressi, ma per Legname anche l’attuale gestione commissariale starebbe appesantendo le casse del municipio. “Sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo, alla campagna elettorale del 2015, quando a seguito di una gara ponte, o meglio di un affidamento diretto con procedura negoziata che di gara con evidenza pubblica ha ben poco, il numero degli operatori ecologici aumentò a dismisura e i rifiuti sparirono dalle strada, lasciando a chi avrebbe amministrato una matassa impossibile da sbrogliare, come dimostrano le dichiarazioni del commissario Rosario Arena – continua Legname – che contrariamente ai proclami post sfiducia, non fa a meno di indebitare l’ente, come unica soluzione per tenere la città pulita, sotterrando in discarica i rifiuti rimossi invece che aumentare le percentuali di raccolta differenziata. Indebitamento che crescerà più del passato per via delle aumentate tariffe di conferimento dei rifiuti in discarica, nonostante l’impianto per il trattamento meccanico e biologico dei rifiuti, ancora in costruzione, non sia partito, generando maggiori profitti per l’ente gestore della discarica”.
Il gruppo di Sviluppo Democratico non getta ombre solo sulla gestione di Arena e dei suoi tecnici ma anche su quella dell’avvocato Giuseppe Panebianco, commissario liquidatore dell’Ato Cl2, che sta coordinando la fase preliminare alla gara ponte, dopo aver ricevuto l’incarico direttamente dalla Srr 4, che non aveva a disposizione una Centrale unica di committenza. “È curioso come dopo tre anni e tanto lavoro di progettazione e programmazione, per avviare la procedura di gara per un affidamento definitivo del servizio pluriennale di raccolta rifiuti e igiene urbana, unica vera soluzione al problema, oggi non se ne senta più parlare. E’ altrettanto curioso che nonostante la presenza di una società d’Ambito denominata Srr Caltanissetta Sud, legittimamente rappresentata da un consiglio di amministrazione, regolarmente eletto, unica titolata a seguire le procedure di gara, la gestione della stessa sia ritornata all’Ato ambiente CL2, società in liquidazione che come nel 2014 si ritrova a gestire una procedura di “gara ponte”, senza averne titolo – continua – altrettanto curioso è che a seguire la gara sia lo stesso responsabile unico del procedimento che già se ne occupò nel 2014, nonostante la scelta effettuata dai sindaci dell’ambito territoriale della provincia sud fosse andata su un funzionario del comune di Piazza Armerina. Altrettanto singolare è che il commissario dell’Ato Cl2 in liquidazione, senza averne titolo, convochi una riunione con i sindacati per discutere del destino dei lavoratori del servizio di raccolta rifiuti, vere vittime degli errori di un bando di gara, quello del 2014, mal progettato. Non meritano di dover vivere stati di ansia e incertezza per il loro futuro a cavallo di una imminente campagna elettorale e in assenza di un’amministrazione legittimamente eletta. Come mai questi cambi? Come mai proprio in corrispondenza di una imminente campagna elettorale? Per legge dopo l’avvio del procedimento liquidatorio, cambia l’obiettivo principale dell’esistenza della società sottoposta a procedura di liquidazione. Il compito delle società in liquidazione come l’Ato ambiente CL2 dovrebbe diventare la cessazione della sua esistenza giuridica e non il raggiungimento del profitto e il mantenimento delle relazioni di affari”. I sospetti dei sostenitori dell’ex sindaco si concentrano sulle mosse dell’Ato. “Stona dunque che un ente non titolato e in cessazione si prenda in carico una procedura di gara da oltre 20 milioni di euro per affidare un servizio per sei mesi, con il rischio per i comuni e nello specifico per chi amministrerà il comune di Gela – conclude – dopo la tornata elettorale, di essere nuovamente costretto nel vortice delle proroghe irrevocabili, in una matassa ancora più ingarbugliata della precedente”.