Regno delle due Sicilie, eccellenza disconosciuta dalla storia in favore dell’Unità

 
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Gela. Il regno delle Due Sicilie e in particolare la Sicilia, si costituisce nel 1753 quando il re Carlo fu chiamato per salire al trono di Spagna. Il re Carlo era figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese. Le tensioni che seguirono con la chiesa tra Papa Clemente XVI, titolare di secolari diritti feudali sui due regni, ed i Borboni, trovarono soluzione con il riconoscimento dell’investitura a Carlo che avvenne con il trattato di Vienna del 1738 al prezzo della cessione del Ducato di Parma e Piacenza agli Asburgo e del Gran Ducato di Toscana ai Lorena. La conquista Borbonica delle Due Sicilie avvenne esattamente nel 1734/1735 durante la guerra di successione Polacca, quando la Spagna di Filippo V invase i regni di Napoli e di Sicilia assoggettati alla dominazione Austriaca. Le dominazioni del regno furono: quella degli Spagnoli; quella dei Savoia; quella degli Asburgo. I Sovrani che gestirono il RD2S, nell’arco dei 126 anni di regno furono 5, con esattezza: Carlo, Ferdinando IV, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II. La storia del regno Borbonico è stata completamente dimenticata da parte della cultura Italiana del nostro risorgimento. Re Carlo III di Borbone, dopo i tristi avvenimenti della peste che caratterizzò il 1743, trova nelle concessioni regie il sostegno necessario per ricoprire l’antico ruolo di protagonista che aveva avuto precedentemente. Messina, al tempo del viceré Eustacchio Duca Delaviefuille (1751-1754), ricevette una ricca dote di concessione e impianti, da fare invidia alle più grandi capitali Europe. Questa dote permise al principe di mettere in essere una serie di attività municipali di massimo rispetto. La peste, che aveva provocato la morte di molte personalità amministrative, lasciò nel territorio messinese un vuoto profondo, che il popolo peloritano riuscì a recuperare con grande impegno. Fu ricostruito un apparato amministrativo burocratico mirato che rilanciò molte attività produttive, in vari settori. Riuscirono a rifondare il credito, le industrie tessili, le dogane, la cantieristica navale, il commercio d’oltre mare, l’agricoltura, l’artigianato e le arti figurative.

Il viceré Duca Delaviefuille per volontà del sovrano, concesse molti privilegi che cambiarono completamente il volto della città di Messina. Con le operazioni di ristrutturazione compiute dal viceré Duca Delaviefuille suggerite dall’occhio vigile di Carlo di Borbone, la città del faro, assunse una posizione importante fra le capitali Europee, anche per alcuni primati raggiunti nel periodo storico, come elencato di seguito:

1751, prima compagnia di reale bandiera per il commercio internazionale in Italia;

1752, prima banca commerciale azionaria privata in Italia;

1801, primo edificio pubblico (palizzata) più lungo del mondo.

Con l’unità però viene dato un colpo di spugna e tutto sparisce. Per i piemontesi è stato facile perché hanno unificato l’Italia limitandosi a definire i meridionali briganti prima di rilegarli in una condizione di svantaggio cosi da potersi abrogare il diritto di muoversi in nostra tutela, con parole vuote di contenuti ma all’insegna di inesistenti aiuti materiali e morali volti a cercare di insegnare le buone maniere. Sani principi scevri da interessi personali se non venissero dettati da persone oneste e laboriose. Si tratta, infatti, di lanzichenecchi, vandali, approdati nel meridione della penisola per saccheggiare, distruggere con ogni mezzo l’esistente, per fare risorgere e sviluppare il territorio del nord senza se e senza ma, dove in effetti da quasi 200 anni vengono indirizzate tutte le attività produttive creando un divario industriale e progressista già sotto l’influenza di Manzoniana memoria. Io mi scandalizzo nell’ascoltare tutti gli assoldati uomini di governo che il popolo del nord era molto più progredito di quello del sud. L’intervento di quello del nord mirò alla distruzione delle attività produttive del sud, considerato incivile e retrogrado, puntando ad una crescita legata a continue ruberie. Qui non è necessario trovare i ricercatori specializzati di archivi storici, perché chi emigrava quasi fino al 1860 erano solo ed esclusivamente Veneti, Piemontesi e uomini del nord. I ricercatori prezzolati non hanno fatto in tempo a distruggere i dati storici, prima del 1860 in tutta l’Italia. Gli abitanti del sud, sanno con assoluta certezza, come e dove vivevano i nordisti e i meridionali prima dell’unità d’Italia e sappiamo anche che il sud era famoso in Europa per le sue scoperte e per i suoi primati nei vari campi produttivi. Scomparsi misteriosamente subito dopo l’unificazione dell’Italia, lo dimostrano chiaramente tutte le infrastrutture costruite solo ed esclusivamente nell’Italia del nord. Dopo il breve regno di Francesco I di Borbone, salì sul trono delle Due Sicilie Ferdinando IV. Fu il primo sovrano della dinastia Borbonica a regnare sulle due Sicilie. dopo il padre Carlo. Suo nonno era Filippo V e muore in Spagna nel 1683. A lui va ascritto il merito di avere risvegliato il commercio, introducendo manifatture, creando un consistente tessuto industriale. Questa nuova classe di interventi diede origine a una nuova classe sociale, definita “borghesia commerciale e industriale” che paradossalmente, allargò la base della sua opposizione. La nuova classe, nel 1848, tentò di impossessarsi dello stato, le masse rurali si diedero alle occupazioni delle terre, con caratteristiche sansimoniste (che contestavano la proprietà privata, ma non aveva lunga vita) e buddiste (che spinsero la borghesia a ricompattarsi attorno al trono), facendo fallire i moti rivoluzionari. Subito dopo quelli del 1848, il paese attraversò, nei decenni successivi, uno sviluppo in molti settori. Fu l’avvio di un momento di ammodernamento culturale e infrastrutturale nel paese, con l’abolizione della feudalità che in Sicilia avvenne nel 1812. Il re Carlo iniziò la suo marcia su Napoli il 24 febbraio 1734, tralasciando il ridimensionamento delle forze in campo per conquistare il meridione d’Italia e i fatti di Mirandola del principato di Piombino del ducato di Massa e Carrara. Nel loro cammino entrarono nello stato Pontificio, dove il Papa Clemente XII aveva concesso il passaggio. Ma i soldati spagnoli, nonostante avessero avuto i rifornimenti sperati, compirono saccheggi vari che misero in difficoltà re Carlo V che aveva dichiarato in un proclama al popolo Napoletano di essere fiducioso nella Divina Provvidenza, sicuro della vittoria. Intanto, re Carlo sostava a Civita Castellana, dove da Napoli giungevano notizie sul buono accoglimento degli Spagnoli e sulla scarsa difesa Austriaca. Carlo il 14 marzo, da Monterotondo, riceveva un dispaccio dal padre Filippo V inviato da El Pardo il 22 febbraio in cui il re di Spagna dichiarava di volersi impossessare del regno di Napoli perché vi erano state eccessive violenze commesse dal governo Alemanno. Don Carlo, oltre a ribadire quanto promesso dal padre, rassicurava i Napoletani della sua volontà di non introdurre l’Inquisizione nel regno. Intanto, nei giorni 20 e 21 di marzo, la marina Spagnola si impadroniva di Procida ed Ischia. Le forze Austriache si ritirano in Puglia, non avendo ricevuto i rinforzi sperati. Il re Carlo riceveva omaggi da parte di molte famiglie Napoletane fino alla consegna delle chiavi della città e del libro dei privilegi. Così Carlo di Borbone fece il suo ingresso trionfale a Napoli il 10 maggio 1734, comunque la conquista definitiva avvenne dopo la battaglia di Bitonto con la sconfitta definitiva degli Austriaci. Ferdinando I di Borbone (Napoli 12 gennaio 1751 – Napoli 2 gennaio 1825) sale al trono nel 1759 all’età di 8 anni e nel 1816 creò il regno unico delle due Sicilie. Gli succede il figlio Francesco I che regnò dal 1816 al 1825 con il nome di Ferdinando I e dal 1751 al 1825 con il nome di Ferdinando IV.  Francesco II (Napoli 16 gennaio 1836 – Arco 27 dicembre 1894), con la conquista di Gaeta del generale Enrico Cialdini, finisce definitivamente il regno delle due Sicilie.

1 commento

  1. Amici del QdG, vi rendete conto che pubblicare questi fiumi sconnessi di parole lede l’immagine del giornale? Se un ragazzino di terza media presentasse all’esame un testo così sgrammaticato, sarebbe bocciato inesorabilmente: e qui dovrebbe qualificare la politica culturale del Quotidiano? Cosa vuol dire “la Sicilia si costituisce nel 1753”? E come si fa a scrivere “Gli succede il figlio Francesco I che regnò dal 1816 al 1825 con il nome di Ferdinando I e dal 1751 al 1825 con il nome di Ferdinando IV”? La famosa “palazzata” di Messina per Maganuco rimane una “palizzata” ed è inutile correggerlo (io l’ho fatto altre volte, senza risultato). Un po’ di rispetto per l’intelligenza dei lettori non guasterebbe.

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