Gela. Una linea di collegamento tra il depuratore consortile per i reflui urbani e quello industriale, entrambi collocati all’interno della raffineria di contrada Piana del Signore. Un bypass di collegamento. E’ questa la soluzione tecnica che è stata adottata per mettere un freno ai continui sversamenti in mare di reflui non depurati. Negli scorsi mesi, una nota firmata dal procuratore capo Lucia Lotti aveva sollevato la questione. L’impianto consortile, “in tempo di secca”, scarica in mare, “tramite i pozzetti di troppo pieno”, 1.800-1.900 m3/g di reflui non trattati. Non avrebbe la capacità tecnica di gestire l’intera mole di reflui da trattare e depurare. Così, la proposta di realizzare un bypass tra i due depuratori è arrivata dai tecnici di raffineria. Il gruppo Eni gestisce gli impianti, comunque di proprietà dell’ex Asi. In questo modo una parte dei reflui, circa 100 m3 all’ora, dovrebbe transitare verso il depuratore industriale alleggerendo il carico di quello per i reflui urbani.
Costi coperti da Ato e Caltaqua. A pagare l’intervento, però, saranno l’Ato idrico Cl6 e Caltaqua, società italo spagnola gestore del servizio idrico integrato. Proprio Caltaqua, incamera i canoni di depurazione e dovrà versare a raffineria Eni quanto dovuto per i 100 m3/h trattati nel depuratore industriale. Forti lamentele, proprio a causa dei continui sversamenti in mare di reflui non depurati, erano arrivate dal comandante della capitaneria di porto Pietro Carosia che, in più occasioni, ha chiesto un tavolo tecnico sul caso.