“Quel patrimonio è frutto del mio lavoro”, Muncivì si difende

 
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Gela. Una perizia disposta dal tribunale di Prevenzione dovrà stabilire se il patrimonio di Franco Muncivì sia frutto della sua attività di imprenditore oppure di attività illecite. Ieri mattina si è svolta una udienza camerale nel corso della quale i legali difensori, avvocati Tonino Gagliano e Flavio Sinatra, hanno richiesto ed ottenuto anche l’audizione di tre collaboratori di giustizia. Il tribunale su quest’ultimo punto si è riservato.

A metà maggio la nuova udienza. Muncivì è considerato la “longa manus” della famiglia gelese degli Emmanuello. Secondo la procura progettava villette residenziali, ma poi imponeva le forniture di calcestruzzo e sabbia di ditte vicino a Cosa nostra e soprattutto il 2 per cento sui lavori. Dopo il suo arresto è arrivato il sequestro preventivo per un valore di circa un milione di euro di 18 ettari di terreno, oltre che un appartamento nel centro storico della città. Il provvedimento è stato eseguito su ordine del gip del tribunale, Alessandra Giunta, che ha accolto la richiesta della Dda nissena.

Muncivì, molto noto in città, sia per la sua attività di imprenditore che per il passato in politica, avrebbe favorito la famiglia Emmanuello. Era sua l’ideazione e la gestione di una vera e propria cittadella residenziale composta da 170 alloggi, per conto di quattro cooperative edilizie: «Città Futura», «Giada», «Halley» e «Casa Nostra».

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