Gela. Dopo la riconversione green di raffineria, legata al protocollo di intesa di cinque anni fa, Eni e Ministero dell’ambiente guardano alla decarbonizzazione del sito di contrada Piana del Signore. Le firme sul protocollo bis le hanno messe il ministro Sergio Costa e l’amministratore delegato del cane a sei zampe Claudio Descalzi. Un passo a sorpresa, annunciato lo stesso giorno della firma sulla proroga Via per la base gas della multinazionale. Un’intesa da poche pagine, ma che in attesa delle necessarie autorizzazioni scandisce le tappe che dovrebbero condurre la raffineria ad affrancarsi il più possibile dalle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. “Eni si impegna a rinunciare definitivamente ad assetti di produzione e di lavorazione di oli minerali – si legge nel testo del protocollo – procedendo entro dieci anni alla dismissione di tutti gli impianti e strutture che non siano utilizzati nel processo produttivo di biocarburanti”. Uno dei punti strategici del protocollo romano è sicuramente quello che racchiude il progetto di smantellamento di tutti gli impianti che non hanno più utilità nel processo di produzione dei biocarburanti. Sono in totale diciassette quelli indicati nell’intesa. Verranno man mano dismessi ed eliminati del tutto, il Topping 2 (colonne C3/C4 e vessel V2/V3), il sistema Fraz Btx (C20 A/B torri argilla, colonne C22/C23, serbatoi da S1-S14, vessel V21 e V22, aircooler E27A/B-E31A/B), l’Alchilazione (colonna C6 e ricevitore annesso, vessel V20), Fraz Aria (K13A/13B/13C-ciclo frigo O2), Taz (vasche MS10A/B), Tas (impianto pilota Eni ricerche e silos randalite fossile), Centrale termoelettrica (caldaia G100, caldaia G200, caldaia G300), Snox (camino), Torcia D-D1 (intera struttura), Coking1 (struttura trivella), Coking2 (struttura trivella), Texaco lavaggio gas (intero impianto), Acido solforico (intero impianto), Sea lines (porzione di collegamento pontile/diga foranea), Linee pontile/pontiletto (cinque linee fuori servizio), Motorfuel (305) (intero impianto) e Btx (306) (intero impianto). Lo smantellamento riguarderà impianti che occupano circa venti ettari delle aree interne al sito industriale. Gli interventi riportati nel protocollo dovrebbero concludersi entro il 2022, anche se l’elenco potrebbe essere più lungo, in base a quanto verrà deciso dall’azienda.
Nel progetto della multinazionale, avallato dal Ministero dell’ambiente, l’anidride carbonica verrà “catturata” e riutilizzata, convertendola in “materiale cementizio e bio-olio”. Già dal prossimo anno, così riporta il protocollo, con le dovute autorizzazioni, dovrebbero iniziare i primi lavori per la costruzione di nuovi impianti. L’area individuata si estende per due ettari. Lo sviluppo industriale vero e proprio, invece, secondo le indicazioni aziendali, dovrebbe riguardare un’area da oltre 20 ettari, “catturando” 100.000 tonnellate all’anno di anidride carbonica, “pari a circa il 40 per cento delle emissioni della bioraffineria”. Nelle carte del protocollo, si precisa che “il piano di sviluppo dovrà essere confermato e potrà subire variazioni in funzione dei risultati della fase di sperimentazione”. L’accordo sancito da Costa e Descalzi, inoltre, prevede interventi per la rimozione di “rottami nei fondali intorno al pontile di Gela” e il “recupero del canale per la raccolta delle acque di raffreddamento”. Secondo le parti politiche che lo hanno voluto e l’amministrazione comunale, non coinvolta nel percorso decisionale, questo nuovo protocollo dovrebbe assicurare ulteriore occupazione, oltre a quella legata alla base gas del progetto “Argo-Cassiopea”, che attende ancora il passaggio al Ministero dei beni culturali. Numeri precisi il protocollo non ne riporta, mentre indotto e diretto attendono che gli investimenti diventino lavoro.