Gela. Il confronto è partito e come anticipato ieri l’amministrazione comunale, i sindacati e le organizzazioni datoriali guardano con sempre maggiore interesse ai fondi delle compensazioni Eni, per far ripartire il tessuto economico locale e tutelare i lavoratori. Ieri, su questa testata, il vicesindaco Terenziano Di Stefano ha anticipato il piano che prevede di utilizzare da subito circa due milioni delle compensazioni, avviando il confronto istituzionale sulla destinazione dei restanti diciotto (dodici sono invece già vincolati). Nelle ultime ore, amministrazione comunale, parti sociali e ordini professionali hanno ripreso il dialogo, in parte interrotto dopo il no all’uso delle royalties. Le proposte che arrivano da sindacati, organizzazioni datoriali e ordini professionali riguardano la necessità di evitare la chiusura di almeno il “44 per cento delle attività commerciali”, comprese quelle dei liberi professionisti. “Mitigare e addirittura annullare la tassazione locale a carico delle attività, dalla Tari al suolo pubblico, oltre al blocco utenze telefoniche, elettriche e idriche per tutto il periodo di chiusura”, hanno fatto sapere. Tra gli altri punti, “formazione on line a tutte le lavoratrici e lavoratori che in questo momento sono in cassa integrazione”, “monitoraggio dei costi dei dispositivi di sicurezza che hanno subito una lievitazione del prezzo oltre alla difficoltà di reperimento”, “cronoprogramma immediato su ciò che ognuno può e deve fare”. “Le parti sociali – spiegano – hanno proposto la convocazione immediata dei capi area delle banche nazionali e di credito cooperativo presenti nel territorio per affrontare le esigenze delle piccole e medie imprese e hanno già attivato ieri l’interlocuzione con il prefetto Cosima Di Stani”.
Il sindaco Lucio Greco chiederà da subito ad Eni di mettere a disposizione le somme delle compensazioni. E’ stato deciso di costituire un gruppo di lavoro che monitorerà tutte le fasi per intervenire in una crisi sempre più profonda. Ieri, il vicesindaco ha parlato della necessità di interventi emergenziali e di usare le somme delle compensazioni ormai bloccate da sei anni.