Gela. Sicuramente, non stanno con il “modello Gela” del sindaco Di Stefano e ci tengono a ribadirlo. All’indomani del congresso cittadino di Fratelli d’Italia, al quale non sono stati invitati, inoltre, hanno espresso parole dure verso alcuni dirigenti meloniani, indicati come “impresentabili”. I liberali, in giornata, si sono incontrati per fare il punto nella prospettiva delle provinciali. Il sistema del voto di secondo livello, aperto solo a sindaci e consiglieri comunali, non li convince per nulla e alla fine hanno rilasciato un documento da sottoporre ai vertici nazionali, per perorare il ritorno al voto diretto dei cittadini, “con il sistema proporzionale”. Nel corso della discussione, l’ex assessore Giuseppe D’Aleo, che fa parte del gruppo Pli, ha voluto riferire che la presenza massiccia, sul territorio, di liste civiche pone rischi evidenti. “L’eccessivo proliferare di liste civiche e le stesse anomale alleanze politiche con cui risultano costruite le maggioranze dei governi locali, Gela ne è purtroppo l’esempio più evidente, rischiano di tagliare fuori da una vera strategia di sviluppo proprio quei territori che, in quanto più fragili, avrebbero bisogno di maggiore attenzione invece che essere lasciati, come purtroppo rischia di accadere, ai margini dell’azione politica, in una posizione residuale rispetto ad altre realtà in cui è più visibile una armonica e coerente concentrazione di forze politiche rette da una comune visione identitaria che, in quanto espressione della stessa rappresentanza politica nazionale, è anche garanzia di una possibile strategia di lungo periodo, in quanto tale capace di imprimere una direzione di sviluppo armonico tra più territori vicini. Il pericolo è certamente concreto, visto che il sistema di elezione imposto dalla riforma della rappresentanza degli enti di vasta area – ha detto l’avvocato – vede nei singoli consiglieri comunali in carica i possibili candidati all’elezione dei relativi organi rappresentativi e al tempo stesso anche i loro unici possibili elettori, impedendo che siano invece i singoli cittadini a scegliere i loro rappresentanti e decidere democraticamente con il voto la direzione politica del governo del loro territorio verso l’una o l’altra delle possibili offerte politiche della stessa rappresentanza democratica del Paese. Con queste condizioni si rischia davvero che alleanze politiche studiate a tavolino solo per contingenti necessità elettorali legate all’elezione di singoli candidati, il più delle volte composte da liste o gruppi privi di una loro identità, storia e visione politiche, vanifichino l’idea stessa posta alla base di un sistema elettorale di tal fatta, secondo cui il governo delle comunità locali debba avere una sua diretta proiezione anche in quello degli enti di vasta area cui appartengono, per una sorta di continuità delle linee programmatiche dell’azione del governo delle realtà locali che nei fatti diventa pressoché impossibile vederla soddisfatta. A proposito di Gela, per esempio, dove appare più evidente il carattere disomogeneo della maggioranza di governo e dove più di ogni altro risulta essere stata decisiva la strategia delle concentrazioni di liste civiche a supporto delle elezioni del sindaco, le linee programmatiche del governo cittadino sembrano essere decisamente incompatibili con il governo della provincia, annoverando tra i suoi obbiettivi, guarda caso, l’uscita di Gela dalla provincia di Caltanissetta, il che rimanda all’importanza di un’elezione diretta dei relativi organi di governo e della loro diretta derivazione dal solo voto popolare”. Sempre all’incoerenza politica del sindaco Di Stefano rimanda anche il medico Gianni Incardona, che coordina il gruppo locale Pli. “Quella che sta accadendo in città è una vicenda veramente paradossale, per non dire imbarazzante. La stessa sinistra che nel Paese e nella Regione Siciliana pretende di essere alternativa alla destra, qualificandosi come forza di opposizione alle stesse maggioranze di governo, in città è invece forza organica agli stessi partiti del centrodestra e indica, come candidato alla presidenza del Libero Consorzio di Caltanissetta, il sindaco Di Stefano che, esponente di una lista civica dichiaratamente lontana dai partiti nazionali, ha indicato nel suo programma elettorale l’adesione alla Città metropolitana di Catania. Ha legato alla sua giunta l’assessore Franzone, che già era stato promotore di quella raccolta firme che ha poi decretato con voto referendario l’uscita di Gela dalla Provincia di Caltanissetta per entrare a far parte della Città metropolitana di Catania. Da ultimo, la stessa giunta municipale, guidata dall’attuale sindaco candidato alla presidenza della Provincia di Caltanissetta, ha recentemente conferito apposito mandato a un legale per agire contro la Regione Siciliana che ancora non ha ritenuto di conformarsi all’esito referendario che vorrebbe Gela tra i Comuni della Città metropolitana di Catania e non più tra quelli di Caltanissetta – spiega Incardona – insomma, una vera torre di Babele che rischia di allontanare i cittadini dalla politica e di isolare sempre di più la città dal resto della provincia, qualunque sia il risultato delle ormai imminenti elezioni provinciali”.
Dello stesso avviso è l’ingegnere Ignazio Russo, altro esponente locale del Pli. “Un consigliere comunale che voglia essere serio e coerente rispetto alle sue battaglie non può candidarsi a una carica che sia del tutto incompatibile alle idee cui dice di ispirarsi, se non a rischio di apparire ridicolo oltre che del tutto incoerente. Se hanno detto di volere inseguire la via per Catania – ha sottolineato – gli attuali consiglieri della maggioranza e il sindaco abbandonino l’idea di candidarsi per la Provincia di Caltanissetta, evitando di isolare la città dal resto della provincia e di ridicolizzarla”.