Operaio morì durante lavori a Comunelli, per il pm gravi irregolarità: chieste tre condanne

 
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Gela. Un escavatore talmente piccolo da sembrare “una vecchia Fiat 500”, tante presunte inadempienze e la totale assenza di formazione dell’operaio, che poi perse la vita, il favarese Giovanni Cusumano. Il pubblico ministero Luigi Lo Valvo, questa mattina, ha chiesto tre condanne per quanto accaduto a Comunelli, cinque anni fa, durante lavori previsti nell’area della diga. L’operaio manovrava un escavatore che finì in un dirupo. Per lui non ci fu nulla da fare: morì sul colpo. Secondo il pm, così come indicato nella sua requisitoria, quel tratto era troppo in pendenza, con terreno friabile. Non c’erano le condizioni per intervenire con quell’escavatore, è stato sostenuto. “Non si può ancora morire sul lavoro in questo modo”, ha sottolineato il magistrato. La condanna a due anni e un mese è stata richiesta per Calogero Palumbo Piccionello, che ricopriva il ruolo di direttore tecnico; due anni per Giovanni Messina, legale rappresentante della società Geoservice che si occupava dei lavori su procedura indetta dalla Regione; infine, un anno per Giuseppe Schembri, accusato di favoreggiamento. Secondo la procura, dopo l’accaduto, ci fu il tentativo di chiedere la firma su un “contratto irregolare” al fratello di Cusumano, per cercare di sanare la posizione del lavoratore. Il pubblico ministero nella sua requisitoria ha descritto una “cooperazione colposa”, alla base dell’incidente mortale. Ci sarebbe stato un contatto tra il direttore tecnico e Schembri, affinché fosse quest’ultimo a eseguire le attività. Non ci fu la sua disponibilità e arrivò la chiamata di Cusumano. Palumbo Piccionello, stando alle contestazioni, non si oppose all’uso di un mezzo inadeguato, nonostante fosse sempre presente nell’area dei lavori. Per Schembri, è stata chiesta l’assoluzione solo rispetto a un capo di accusa. Per tutti sono state indicate le attenuanti generiche. I familiari dell’operaio favarese deceduto sono costituiti parti civili, con i legali Carla Sgarito e Giacomo Triolo, che hanno insistito per le condanne. Nel corso della prossima udienza, fissata per marzo, toccherà alle difese concludere. Gli imputati sono rappresentati dagli avvocati Salvatore Pennica e Arnaldo Faro.

Questo è il secondo blocco

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