Gela. Si riapre l’istruttoria dibattimentale per uno dei due presunti assassini di Luciano Bellomo. Emanuele Curvà, condannato in primo grado a 17 anni e 4 mesi di carcere, prova a ribaltare il giudizio in corte d’Assise d’appello.
Il difensore di Curvà, avvocato Maurizio Scicolone, aveva chiesto di poter ripetere tutti gli spostamenti compiuti dal suo assistito la sera del 24 settembre 2007, giorno in cui venne uccise il commerciante in viale Enrico Mattei. La Corte d’Assise d’appello ha ammesso soltanto l’esame dell’ispettore di polizia Sirone, ovvero colui che ha dimostrato che le cellule telefoniche di Curvà erano compatibili con il luogo vicino all’omicidio. Confluiscono però nel faldone del processo di Curvà anche alcune prove emerse nel giudizio di primo grado a carico di Giuseppe Domenico Cafà, ritenuto il vero killer di Bellomo, assolto e sotto processo in appello. La relazioni dei periti e le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Massimo Billizzi sono state acquisiti.
Il 31 ottobre il Pg formulerà la sua richiesta, poi toccherà alle parti civili (avvocati Salvo Macrì e Nicoletta Cauchi) ed infine alla difesa. In primo grado sono stati riconosciuti tutti i capi di imputazione: omicidio in premeditazione, porto e detenzione illegale di arma da fuoco. Curvà è stato inchiodato dalle intercettazioni ambientali dalle quali emerse il suo coinvolgimento nell’omicidio del commerciante. Il difensore dell’imputato ribadì che quella confessione indiretta per lui è soltanto una «vanteria». Emanuele Curvà disse che era un modo per fare colpo su una donna. Era stato indagato la stessa sera dell’omicidio insieme a Giuseppe Domenico Cafà, ma era stato rilasciato per mancanza di indizi di colpevolezza. Gli investigatori però non avevano mai smesso di indagare sul suo conto.
L’omicidio si verificò il 24 settembre 2007 alle 19,15 circa, quando ignoti attinsero mortalmente, con numerosi colpi di arma da fuoco, Bellomo, 35 anni, mentre transitava a bordo della sua autovettura. Le indagini si sono concentrate su Giuseppe Domenico Cafà e su Curvà, quali autori materiali del delitto.