Gela. Hanno deciso di protestare per mettere in luce l’inefficienza del sistema che, almeno sulla carta, dovrebbe assicurare il reinserimento sociale dei detenuti, anche quelli di lungo corso.
Per questa ragione, con adesioni da quasi tutti i penitenziari della penisola, si fermeranno ogni giorno, per almeno dieci minuti: fermi per protesta.
Fra gli aderenti alla mobilitazione carceraria, anche Vincenzo Minardi. Il suo sì è arrivato direttamente dal carcere di massima sicurezza di Fossombrone.
Quello che, nel corso degli anni, è stato sempre ritenuto uno degli uomini di vertice di cosa nostra locale ha deciso di protestare insieme ad altri detenuti del carcere marchigiano nel quale, attualmente, si trova recluso.
Non è l’unico detenuto gelese ad aver scelto di far parte della protesta. Le prime adesioni, infatti, sono arrivate direttamente dal carcere di massima sicurezza di Catanzaro.
La firma di Minardi è stata apposta su un documento fatto girare per tutti gli istituti di pena della penisola. In sostanza, ogni mattina, per almeno dieci minuti: i detenuti che hanno deciso di manifestare il loro disagio davanti al cattivo funzionamento del sistema di reinserimento sociale, staranno immobili.
Non solo durante l’ora d’aria ma in qualsiasi zona dei penitenziari ci si fermerà in segno di protesta. Il cinquantacinquenne Minardi è stato tra i primi firmatari della proposta che, adesso, sta trovando adesioni in altre carceri del paese. Insieme a lui, diversi reclusi attualmente ristretti all’interno del penitenziario di Fossombrone.
Il grosso della protesta, comunque, dovrebbe concretizzarsi soprattutto a settembre. Nell’appello lanciato, infatti, si fa proprio riferimento al mese di settembre: nonostante la protesta sia comunque già partita in diversi istituti di pena della penisola. Tutti, ovviamente, si fermeranno indipendentemente dall’attività svolta.