Gela. Territori inquinati e infertilità maschile in percentuali sempre più elevate. Ci sarebbe uno stretto rapporto tra questi due fattori. Proseguono gli studi avviati in aree della penisola dove sono presenti possibili fonti di contaminazione, a cominciare dall’industria pesante. La “Terra dei fuochi” ma anche poli industriali come Taranto, Gela, Piombino, Monselice e Brescia. Sono questi i punti di riferimento delle ricerche condotte dall’equipe di Ecofoodfertility, un progetto di ricerca internazionale che sta approfondendo le conseguenze dell’inquinamento sulla capacità riproduttiva, soprattutto quella maschile. Dalle attività di ricerca emergono nette differenze tra i campioni di sperma prelevati da soggetti che vivono in aree a rischio e quelli di chi invece risiede stabilmente in altre zone della penisola.
“La valutazione del Dna dello sperma può essere sia un indicatore della salute individuale e della capacità riproduttiva sia un dato adeguato per connettere l’ambiente circostante ai suoi effetti”, hanno scritto i ricercatori nei loro rapporti. Nelle aree in cui si rilevano concentrazioni elevate di pesticidi, perfluorati, metalli pesanti, diossine e ftalati, sostanze che agiscono come interferenti endocrini (mimano cioè l’effetto degli estrogeni senza alterare la loro concentrazione nel sangue) i tassi di fertilità sono più bassi. Una differenza che si registra anche nelle aree sotto esame.
Tutti questi studi che sostengono il stretto rapporto tra siti industriali inquinamento e malattie varie che colpiscono i territori che li ospitano tali rimangono poiche non danno sequito a nessuna sentenza favorevole in merito,da parte degli organi preposti.