Gela. L’incendio divampò nel marzo di sei anni fa e fu ben visibile, perché scoppiato in piena mattina tra i sistemi di collegamento dell’impianto coking di raffineria. Per quei fatti, che portarono anche al sequestro, sono arrivate cinque assoluzioni. Il giudice Miriam D’Amore, al termine dell’istruttoria dibattimentale, ha emesso un verdetto favorevole nei confronti di manager e tecnici del cane a sei zampe. Si tratta di Bernardo Casa, dell’attuale amministratore delegato di raffineria Massimo Lo Faso, di Michele Viglianisi, Marcello Tarantino e Arturo Anania. “Il fatto non sussiste”, è questa la formula letta in aula dal giudice, al momento dell’emissione del dispositivo. E’ stata accolta la linea dei difensori degli imputati, gli avvocati Gualtiero Cataldo e Grazia Volo. Hanno contestato la fondatezza dell’accusa di incendio colposo, che i pm della procura muovevano agli imputati. Ricostruendo procedure e interventi successivi al vasto rogo, hanno spiegato che tutti i protocolli di sicurezza vennero rispettati, a cominciare dalla fermata degli impianti. Secondo quanto indicato dai legali, la raffineria si è sempre adeguata alla direttiva “Seveso”, prevedendo un piano di emergenza anche per situazioni come quella di sei anni fa. “Non ci fu un pericolo concreto – hanno detto dai banchi della difesa – né danni permanenti all’ambiente”. I legali hanno inoltre parlato di tempi rispettati per le verifiche di integrità sui sistemi dell’impianto coking. Una linea del tutto differente rispetto a quanto portato in aula dal pm Mario Calabrese, che invece ha concluso chiedendo la condanna a due anni e sei mesi di reclusione per tutti gli imputati, ritenuti responsabili di non aver adempiuto agli obblighi, a cominciare da quelli sulle manutenzioni delle linee, che si sarebbero trovate “in condizioni pietose”.
Una serie di presunte inefficienze, che secondo la procura avrebbe determinato l’incendio. Anche le parti civili, ovvero il Comune (con l’avvocato Vittorio Giardino) e l’associazione “Amici della terra-Gela” (con il legale Joseph Donegani), hanno concluso chiedendo la condanna e facendo riferimento ad un possibile nesso causale tra i mancati interventi e i danni causati dal vasto incendio. Il giudice ha però confermato l’esclusione di responsabilità, disponendo l’assoluzione di tutti gli imputati.
Certo, come no.