Gela. Un carabiniere che intervenne il giorno dell’incidente mortale e un operaio che lavorava in quel cantiere (a sua volta giudicato per i fatti), sono stati sentiti dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, che hanno deciso, d’ufficio, di riaprire l’istruttoria nella vicenda del decesso del pensionato Crocifisso Sarchiello. Morì mentre era alla guida di una motoape, ribaltatasi in contrada Passo di Piazza. L’ottantaquattrenne perse la vita e in primo grado sono arrivate condanne ad un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno (con pena sospesa condizionata al risarcimento del danno in favore dei familiari dell’anziano), per Salvatore Catalano e Giacomo Catavodello. Si tratta del proprietario dell’area e di chi organizzò i lavori nel cantiere, che secondo le accuse si rivelarono fatali per l’anziano. Sulla proprietà dell’area, sono state acquisite le visure catastali prodotte dal legale di parte civile, l’avvocato Carlo Morselli, che rappresenta i familiari dell’anziano. Anche la procura generale aveva chiesto un termine per ottenere documentazione sulla proprietà dell’area. In base alle contestazioni, il mezzo condotto dall’anziano si ribaltò a causa di un cumulo di terra, usato per il cantiere, che pare ostruisse la carreggiata. Quella tragica mattina, sembra che Sarchiello si stesse recando nei campi per lavorare. I familiari sono certi che la morte dell’anziano sia stata la conseguenza di irregolarità in quel cantiere. Il giudice del tribunale di Gela, in primo grado, oltre alla condanna e al riconoscimento del risarcimento dei danni, ha autorizzato il pagamento di una provvisionale da 40 mila euro, sempre in favore dei familiari dell’anziano deceduto. Le difese hanno presentato ricorso. Gli imputati, rappresentanti dagli avvocati Antonio Gagliano e Maurizio Scicolone, cercano di ottenere una rivisitazione della decisione di primo grado.
L’ipotesi portata avanti è che si sarebbe trattato di una manovra errata di Sarchiello, che avrebbe determinato le conseguenze mortali, anche a seguito delle condizioni precarie del mezzo condotto. Tra gli altri aspetti, le difese ritengono che la motoape si sarebbe ribaltata per il carico che trasportava e non per il cumulo di sabbia (considerato una concausa e non invece l’unica causa). Già in primo grado, sono stati sollevati diversi dubbi sull’efficienza meccanica del mezzo e ancora sul fatto che mancasse la revisione. In aula, si tornerà a luglio. Per la decisione sarà probabilmente necessaria un’ulteriore udienza.