Minacce di morte e intimidazioni, due esercenti presi di mira: “Abbiamo dovuto cambiare casa”

 
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Gela. La loro vita è stata condizionata, per diversi anni, da minacce, danneggiamenti e atti che hanno definito, “vero e proprio stalking”. Davanti al giudice Marica Marino, sono stati sentiti due esercenti, titolari di un locale, a Macchitella. Hanno confermato quanto ricostruito dai pm della procura, sulla base di loro denunce. Per anni, hanno dovuto sostenere l’azione di un operaio, Rocco Caiola, adesso a processo per rispondere alle contestazioni. Sarebbe stato lui, infatti, a minacciarli costantemente, anche di morte. Hanno temuto non solo per la loro incolumità ma pure per quella della figlia. Pare infatti che l’imputato li abbia ripetutamente presi di mira, sia all’interno del locale sia nei pressi della loro abitazione, sempre a Macchitella. “Non ce la facevamo più – ha spiegato il titolare dell’attività commerciale – a un certo punto, abbiamo deciso di lasciare la nostra abitazione in quella zona e ci siamo trasferiti altrove. Ho pensato di vendere il locale”. L’imputato è rappresentato dall’avvocato Francesco Minardi e fu sottoposto a misura restrittiva proprio per questi fatti. Misura che avrebbe però violato, avvicinandosi per l’ennesima volta al locale. Non sarebbero mancati danneggiamenti, compreso quello di una vetrata dell’attività. Un incendio venne appiccato a poca distanza dall’abitazione degli esercenti. Nel locale, più volte, Caiola avrebbe preteso di consumare senza pagare e in un’occasione si presentò impugnando un tubo di ferro. Sulla base di quanto riferito nel corso delle testimonianze, l’operaio avrebbe consumato cocaina nell’esercizio. “Era spesso poco lucido per via dell’assunzione di alcol e droga”, è stato precisato. Avrebbe inoltre danneggiato la vettura di uno degli esercenti. Ci fu il tentativo di farlo partecipare ai lavori di rifacimento del locale, per evitare altre azioni intimidatorie, ma venne successivamente allontanato proprio a causa della sua condotta.

E’ stato spiegato inoltre che era solito appostarsi sotto la loro abitazione. “Tutto questo senza alcuna ragione”, è stato detto durante le testimonianze. Gli esercenti hanno risposto alle domande del pm Sonia Tramontana e dei legali. Hanno scelto di costituirsi parti civili, assistiti dagli avvocati Filippo Di Mauro e Francesco Salsetta. L’istruttoria proseguirà a maggio.

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