Gela. La sua azienda, dopo oltre un anno, attende ancora d’incassare i pagamenti dovuti dalle amministrazioni pubbliche in favore delle quali ha svolto importanti lavori
in giro per l’Italia: intanto, l’imprenditore Emilio Missuto, ieri mattina, ha dovuto aprire le porte della sua abitazione all’ufficiale giudiziario incaricato di pignorargli i beni.
I ritardi nei pagamenti dovutigli, infatti, hanno condotto i giudici a dichiarare il fallimento della Cosei, una delle società create dalla sua famiglia.
“Non ce la faccio più – si sfoga l’imprenditore – ho vissuto tre mesi di sofferenza in attesa che qualcosa si sbloccasse. Ho protestato davanti al palazzo di giustizia, reclamando un mio diritto. Invece, oggi, mi pignorano anche la scrivania. A questo punto, mi recherò nuovamente a Roma e sono pronto allo sciopero totale della sete”.
L’arrivo dell’ufficiale giudiziario nella sua abitazione della zona di Caposoprano è stato l’ultimo episodio di una lunga vicenda. La società Cosei era stata creata proprio per partecipare alle gare d’appalto bandite, in tutt’Italia, dalle amministrazione pubbliche. L’acquisto di diversi mezzi da lavoro, però, era stato coperto con prestiti assicurati dal gruppo bancario Bnp Paribas.
Ora, gli stessi funzionari dell’istituto di credito reclamano circa trentamila euro ed è scattata la procedura di pignoramento.
“E’ assurdo – continua Missuto – ho avuto rassicurazioni dal prefetto di Caltanissetta ma davanti alla burocrazia non sono riuscito a fare nulla. Non si tiene conto di genitori anziani e in condizioni di salute precarie. Si passa sopra a tutto e a tutti”.
Neanche la pratica della I-Missuto, azienda del gruppo che rivendica quanto previsto dal programma dei patti territoriali del golfo, si è ancora sbloccata. “Ho investito in questo territorio – spiega Missuto – realizzando un impianto per la produzione di calcestruzzo. E i soldi dove sono? I funzionari del comune di Niscemi, con calcoli totalmente difformi rispetto alla normativa in materia, volevano concedermi circa centosessantamila euro. Stando alla tabella ministeriale, me ne spetterebbero tra cinquecentomila e un milione”.
Tra fax inviati senza la necessaria documentazione e tempi che si fanno sempre più lunghi, Emilio Missuto appare preda di una morsa inestricabile.