Gela. Reflui non depurati finiti in spiaggia e in mare soprattutto nella zona del litorale che costeggia il lungomare Federico II di Svevia. “Problema da risolvere alla radice”. Diverse verifiche sono state condotte dai militari della capitaneria di porto che hanno segnalato, almeno in due occasioni. responsabilità della società Caltaqua, gestore dei sistemi di sollevamento pompe e depurazione della zona. “Non abbiamo il compito di valutare quali questioni tecniche stiano alla base dei disservizi – dice il comandante della capitaneria di porto Pietro Carosia – valutiamo ciò che accade in mare e in base ai dati forniti da Arpa, inviamo le segnalazioni alla provincia. Sono, poi, i funzionari di quest’ente ad emettere le sanzioni. Purtroppo, siamo davanti ad un problema che andrebbe risolto alla radice”. I controlli effettuati dai militari della capitaneria di porto toccano l’intero litorale e sono diversi i casi anomali di sversamento in mare. “Gli eventi più gravi – continua il comandante – li riscontriamo soprattutto rispetto agli impianti collocati nella zona dell’Acropoli e in quella della bretella stradale Borsellino sul lungomare Federico II. Nella gran parte dei casi, in base ai riscontri giunti da Arpa, abbiamo avuto la certezza che si tratta di reflui non depurati, finiti sul litorale a causa di guasti e non solo”. Negli scorsi giorni, nell’arco di poche ore, acque sporche sono arrivate in spiaggia, a ridosso dei lidi sul lungomare Federico II. I reflui sono stati segnalati anche lungo la porzione d’arenile che costeggia la bretella stradale Borsellino.
Le perdite dal depuratore consortile. L’altro grosso punto interrogativo riguarda il depuratore consortile all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Sversamenti di reflui non depurati sono stati accertati anche in quell’area.Nelle scorse settimane, il sindaco Domenico Messinese, dopo una nota fatta pervenire in municipio dal procuratore capo Lucia Lotti, firmò un’ordinanza con la quale imponeva una serie d’interventi tecnici da effettuare per bloccare le perdite. Il provvedimento è stato revocato. I tecnici del gruppo Eni, infatti, hanno comunicato che “laddove le modifiche in questione fossero implementabili queste non risolverebbero il problema”. In base alle valutazioni effettuate anche da un tecnico nominato come ctu, l’impianto “in tempo di secca” scaricherebbe in mare, “tramite i pozzetti di troppo pieno”, 1.800-1.900 m3/g di reflui non trattati. “Le perdite che si riversano in mare – conclude il comandante Carosia – sono più evidenti nel periodo estivo ma ne accertiamo diverse anche durante i mesi invernali, quando la spiaggia è meno battuta da bagnanti e turisti”.