Lipu e Wwf: “I mega progetti si mangiano il territorio, violati i principi di tutela”

 
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Gela. L’apertura di una procedura d’infrazione davanti ai giudici della corte europea: la chiedono gli esponenti nazionali di Lipu e Wwf come conseguenza della costante violazione delle norme che regolano la tutela dei siti Natura 2000.

Nel rapporto che verrà presentato ufficialmente il prossimo 6 giugno, sono tanti i casi legati al territorio locale.
Il più eclatante, anche a seguito degli ultimi sviluppi che ne hanno assicurato un grosso passo avanti nell’iter autorizzativo, riguarda il mega polo fotovoltaico proposto dai dirigenti della cooperativa Agroverde.
Gli esponenti delle due associazioni ambientaliste, autori del rapporto, criticano diversi punti della procedura. Nel valutare l’intero iter, stando al rapporto, non si sarebbe tenuto in considerazione il principio del cumulo. In sostanza, nelle aree di contrada Sant’Antonio, Cappellania e Tenuta Bruca, dove dovrebbe sorgere il polo fotovoltaico, il territorio sarebbe già stato abbondantemente modificato nonostante la segnalazione di alto valore ecologico che potrebbe condurre alla nascita di una zps.
Duecentotrenta ettari, a tanto ammonta l’estensione del polo, finiti tra le pagine di un rapporto già inviato alle autorità dell’Unione europea. L’allarme lanciato dalle associazioni riguarda proprio la tutela di aree, quelle rientranti nella fascia di Natura 2000: almeno formalmente, sottoposte a vincoli da rispettare data la loro importanza sul fronte della sostenibilità ambientale. I dati contenuti nel rapporto descrivono costanti violazioni del principio di cumulo. Ma non è solo il progetto Agroverde ad essere finito nel mirino.
Tra le pagine del lavoro realizzato dalle associazioni, si fa riferimento all’urbanizzazione dell’area nord 2 e di quella a nord est. I dubbi, non a caso, riguardano proprio la continua edificazione di contrada Farello e delle aree limitrofe. L’accusa descritta nel rapporto, quindi, fa leva sui contributi che, dalle stanze di Bruxelles, raggiungono le casse nazionali per essere, successivamente, trasferiti agli enti locali.
I finanziamenti dovrebbero servire a rafforzare la tutela delle aree protette nei siti Natura 2000 che, invece, sono sottoposte ad interventi sempre più invasivi. Adesso, spetterà ai funzionari europei decidere sulla richiesta d’infrazione che potrebbe costare cara alle casse italiane.
Gli esempi locali non mancano, tanto da mettere in discussione molte autorizzazioni rilasciate per interventi in fasce soggette a vincolo.

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