Gela. Il fermo della produzione del petrolchimico ha causato un aumento della povertà tra le famiglie. “Momento drammatico”. Nuove richieste d’aiuto da chi ha perso il lavoro sono state accolte dal mondo del volontariato locale supportato dagli studenti delle scuole superiori pronti a indossare le casacche di chi opera gratuitamente per il terzo settore. Secondo Michela Munda Prestia, presidente dell’associazione Gela Famiglia, “la città sta vivendo un momento drammatico da un punto di vista economico – spiega – La riconversione della fabbrica Eni e i continui licenziamenti operati dalle imprese dell’indotto ha fatto aumentare il numero delle famiglie che chiede aiuto. E’ una situazione sconfortante. Le richieste arrivano anche dai Comuni limitrofi, con particolare riferimento a Niscemi. Vengono a prendere indumenti per bambini seminuovi, beni di prima necessità. A qualcuno abbiamo pagato anche qualche bolletta per la fornitura di gas o energia elettrica”. Il campanello d’allarme era stato lanciato dai lavoratori dell’indotto della raffineria nell’estate del 2014, quando hanno cercato inutilmente di opporsi al cambio di strategia degli investimenti dell’Eni deciso a puntare verso la bio-raffineria, con la coltivazione di guayule o olio di palma per realizzare carburanti ecologici. Una scelta non compensata da provvedimenti riparatori sfociata, quindi, “in una crisi economica senza precedenti”- ha ribadito Rosario Gisana, vescovo della diocesi di Piazza Armerina. “Le famiglie assistite nel 2015 sono aumentate – conclude Michela Munda Prestia – fino a raggiungere quota 500. Il dato è dimostrabile dalle firme raccolte. L’iniziativa, il passaporto del volontariato, permette di coinvolgere i ragazzi delle scuole superiori. Il loro è un contributo non indifferente ma servono ulteriori aiuti economici per fare fronte a questa nuova emergenza di povertà”.