Gela. “Spiacenti, ma dovrà rifare il tampone. Abbiamo smarrito l’esito”. E’ questo lo scarno sunto di quanto riferito ad un insegnante gelese, da due mesi rientrato in città per la quarantena dopo aver lasciato il Veneto, dove lavora. Dopo il ritorno in Sicilia, si è regolarmente autodenunciato e ha iniziato la quarantena. E’ stato sottoposto a tampone lo scorso 30 marzo, ma da allora nulla più. “Ho contattato più volte gli uffici dell’Asp – dice – inizialmente, mi era stato riferito di pazientare, dato che in quel periodo erano stati effettuati centinaia di tamponi. Negli ultimi giorni, dopo le mie insistenze, mi è stato comunicato che l’esito semplicemente non c’era. L’hanno smarrito. Dopo cinquanta giorni di quarantena, mi tocca rifare il tampone. Situazioni di questo tipo non dovrebbero mai verificarsi, soprattutto in una fase così delicata come quella attuale. Fortunatamente, lavoro con la didattica a distanza e non ho problemi. Ma se fosse capitata la stessa cosa ad un dipendente di un’azienda privata? Avrebbe perso il lavoro perché impossibilitato a lasciare la propria abitazione. Senza l’esito del tampone, non si può uscire. Si rischia una denuncia penale”. L’insegnante, nelle prossime ore, dovrà nuovamente recarsi ad effettuare il test.
“Spero che questa volta non ci siano inconvenienti – conclude – ho voluto raccontare questa vicenda per evitare che possa ripetersi, anche se penso che ci siano altre persone nella mia stessa situazione”. L’Asp ha fatto sapere, su sollecitazione del sindaco Lucio Greco, che tra giovedì e sabato effettuerà tamponi su chi non è stato ancora contattato. Lo effettuerà anche l’insegnante, per la seconda volta.
ovviamente sempre impuniti coloro che commettono questi sbagli no!!?non esistono colpevoli!mai….solo il cittadino paga sempre!
Greco deve denunciare chi non riesce a fare il proprio lavoro. Non è il momento di scherzare con queste cose, non si può perdere un documento di vitale importanza, si gioca con la salute della gente. Il responsabile va punito fino a licenziarlo. Ci chiedono pazienza, distanziamento sociale, mascherine, guanti, stare a casa e poi perdono l’esito di un tampone come se fosse un giocattolino inutile.
CHE DIO CE LA MANDI BUONA