Gela.Si rinnova anche quest’anno il rituale delle cene di San Giuseppe con un invito alla sobrietà da parte del responsabile della Piccola Casa della Misericordia, Don Pasqualino Di Dio, soprattutto in un momento di grande crisi nella città.
“Vicini ai poveri”. “Il culto di San Giuseppe non è legato solo a un discorso devozionale – afferma il sacerdote – ma c’è un risvolto pratico che è quello della carità. Quindi sì alla tradizione ma facendo attenzione a non sperperare soldi in dolci freschi e frutta fuori stagione destinati a deteriorarsi e preferendo alimenti a lunga conservazione”. Tra le novità quella di non pensare solo ai tre personaggi canonici Giuseppe, Maria e Gesù ma devolvere una parte della “Cena” ad altri poveri. Inoltre l’aggiunta di detersivi e prodotti per l’igiene della persona per andare sempre incontro alle esigenze dei più bisognosi. “Le cene allestite saranno ventinove, ventinove miracoli che San Giuseppe ha fatto – aggiunge Don Lino – diciotto in abitazioni private e le rimanenti in alcune chiese e associazioni”. Nel salone della chiesa Sant’Agostino verrà inoltre ripresa la tradizione medievale della Tavolata dei pani.
Origine della cena di San Giuseppe. La Cena di San Giuseppe, folklore e culto insieme, ha origine nel Medioevo. Piena di valore antropologico e conservata da una generazione all’altra è una promessa dei devoti per una grazia ricevuta. La realizzazione del banchetto segue un cerimoniale fatto di gesti rituali, preghiere, canti, pietanze ed è legato a una simbologia assai complessa.
In cosa consiste e cosa prevede la tradizione. Dopo le festività natalizie inizia la tradizionale raccolta penitenziale che prevede che si bussi di porta in porta a elemosinare un’offerta, andando incontro alla circostanza di essere respinti. La questua, anticamente fatta a piedi scalzi, serve all’acquisto del materiale per l’allestimento della cena a tre pezzi per prodotto che sarà poi destinato ai tre personaggi Gesù, Giuseppe e Maria. Nei giorni che precedono l’allestimento della tavolata , uomini e donne collaborano in maniera diversa. In genere i primi si occupano dell’impalcatura a gradoni in legno,che verrà poi rivestita con lenzuola di filo e tovaglie di pizzo; le seconde si impiegano nella preparazione delle pietanze simboliche della tradizione marinaia gelese (l’uovo sodo, il misto fritto di pesce, la pasta con i legumi “u maccu”, i carciofi farciti sia con la mollica di pane che con l’aglio e il prezzemolo, l’arancia, il limone, il vino e il pane). Il resto del banchetto prevede del cibo crudo e dello scatolato perché lo si possa consumare in seguito. Il 18 marzo alle ore 12 tutto deve essere pronto per l’apertura della cena ai devoti. Il momento più folkloristico è la sera (da qui “Cena” di San Giuseppe) Dalle 17 in poi con il cosiddetto giro delle Cene fino a notte inoltrata. Intorno alle 23, si recita il Rosario o il Sacro Manto di San Giuseppe e delle preghiere tradizionali in dialetto fino ad aspettare “a palummedda” cioè una falena che simboleggia lo Spirito Santo. La notte continua con un momento di festa e di condivisione. A tutti coloro che visitano la Cena viene offerta della frutta secca “a calia” e il pane, segno dell’abbondanza. Non possono mancare nella tavolata le primizie, i pani e i dolci a forma di bastone, serra, martello e la scala, attrezzi che ricordano gli arnesi di lavoro di San Giuseppe; la stella, il cuore, la luna e la palma dedicata alla Vergine Maria; il sole, la mano, la croce, il gallo eil cestino dedicati a Gesù Bambino.
Il rito. Il giorno della solennità dopo aver partecipato alla messa dei patriarchi nella chiesa di Sant’Agostino, i tre personaggi che rappresentano Giuseppe, Maria e Gesù, solitamente vestiti con dei costumi tipici, si avviano verso le case dove sono allestite le cene. I tre dopo aver bussato per tre volte, evocando la vicenda della Sacra Famiglia di Nazareth in terra d’Egitto, entrano nell’abitazione alle ore 12 al grido “W Gesù, Giuseppe e Maria” e iniziano a pranzare. È San Giuseppe a gestire tutto il rito e spetta a lui decidere quando finire di mangiare la pietanza battendo tre volte la forchetta sul bordo del piatto per passare alla pietanza successiva servita dai componenti della famiglia devota. Alla fine del banchetto, dopo un breve momento di ringraziamento, la famiglia devota si occupa della divisione in tre parti degli alimenti. Il rito si conclude con un pranzo offerto dalla casa a base di pasta e legumi detta “i virgineddi”.
Tradizione e novità nella Piccola Casa della Misericordia. Anche quest’anno la Piccola Casa della Misericordia sta organizzando la tradizionale Cena che, per la prima volta, verrà allestita nella Chiesa di San Francesco di Paola. Oltre ai volontari che hanno effettuato la raccolta dei viveri tra amici e parenti, quest’anno si sono aggiunte cinque famiglie che non avevano gli spazi per adibire le loro cene e perché anziani quindi impossibilitati a svolgere la raccolta per le vie della città. Tutto quello che si ricava non viene dato a tre poveri ma viene distribuito in modo equo alle settecento famiglie che la comunità assiste tutto l’anno.“Siamo una catena di distribuzione continua, non ci fermiamo mai” – aggiungeAdele Palmeri – responsabile dei 120 volontari che si occupano a turnazione della dispensa pacchi e distribuzione generi alimentari. Ad impersonare i tre Santi canonici sono tre bambini, figli dei volontari ai quali viene dato solamente un uovo di pasqua. Per il resto viene rispettato tutto ciò che la tradizione impone.
Una Cena a “misura di bambino” per l’associazione Oltre il Muro. Anche l’associazione Oltre il MuroOnlus organizza una Cena in onore del Santo.” La nostra cena è un mix di tradizione e novità” – dice la responsabile dell’associazione Marika Cascino -. ll ricavato non andrà ai tre personaggi ma ai quindici bambini che partecipano al doposcuola, bambinicon disagio economico, sociale e culturale, segnalati dall’istituto comprensivo G. Verga che ha collaborato insieme al liceo E. Vittorini alla realizzazione della Cena. Domenica 19 marzo mangeranno non solo i tre bambini (scelti simbolicamente) che impersonano i tre Santi ma tutti i partecipanti al doposcuola. La raccolta è avvenuta con l’abituale raccolta tra le strade come prevede la tradizione ma in più sono state coinvolte le comunità del coordinamento delle opere, le comunità della famiglia e dei giovani che hanno attivato una rete di amicizie. Tutto a misura di bambino quindi: tavoli e sedioline basse, piatti e bicchieri colorati, giocattoli tra i gradoni e tanti palloncini. Accanto ai bambino ci saranno dei volontari per trasmettere il senso del servizio che loro offrono quotidianamente e che li aiuteranno nello svolgimento del pranzo.
Commozione e coinvolgimento dei devoti. “Emozioni che non possono essere descritte a parole – è il pensiero della devota Denise Pace – un lavoro duro reso possibile grazie all’aiuto della famiglia e dei vicini di casa. Le difficoltà sono state tante compresi il rifiuto e le porte chiuse ma grazie a Dio ce l’abbiamo fatta e andiamo sempre avanti”. Anche in questo banchetto gli alimenti non saranno tripartiti ma saranno aiutate altre famiglie bisognose.
La Tavolata dei pani. Nel salone della Chiesa Sant’Agostino inoltre verrà allestita la tavolata dei pani di San Giuseppe, tradizione originaria ripresa dal Medioevo .Il banchetto prevede l’esposizione di 52 forme di pane ed è allestito con sette gradoni che rappresentano le sette gioie e i sette dolori di San Giuseppe, arance e limoni.In origine infatti come avviene ancora in alcune parti della Sicilia il banchetto in onore del Santo prevedeva solamente la cosiddetta tavolata dei pani con diverse forme, ognuno dei quali rappresenta un aspetto simbolico della vita del Cristo, di San Giuseppe e della Vergine.
Nella Chiesa di Sant’Agostino, dove si venera San Giuseppe, il 18 marzo alle ore 20,30, il Vescovo Mons. Rosario Gisana presiederà la Celebrazione Eucaristica. La chiesa e la tavolata rimarranno aperte fino alle ore 2,00. Il 19 alle ore 8,30 ci sarà la S. Messa, alle ore 10,30 la Celebrazione Eucaristica dei Patriarchi sarà presieduta da don Vincenzo Cultraro, parroco della Chiesa Madre di Gela e seguirà, alle ore 18,00 la S. Messa con la benedizione dei papà e la distribuzione del pane benedetto. Lunedì 20, alle ore 18,00 si concluderanno i festeggiamenti con una celebrazione di ringraziamento con tutti coloro che hanno realizzato le Cene votive.