Palermo. “Ringrazio Dio perché Naomi è in vita, e la mia terra per tutte le preghiere e il sostegno che fin qui ci hanno dato. Continuate a pregare per Naomi. Adesso per la mia bimba inizia un altro cammino”. Sono parole di commozione, rotte da un pianto composto.
Parole di una mamma, Aurora Cocchiara, che da 36 giorni vede la sua piccola di 4 anni in un lettino di ospedale con gli occhi chiusi e con una macchina attaccata. Quel maledetto 8 gennaio è iniziato l’incubo della famiglia Celona. La bambina è rimasta schiacciata da un grosso televisore in casa della zia. Dal giorno dopo si trova ricoverata a Palermo nel reparto di rianimazione dell’Ospedale dei Bambini. Il gravissimo trauma cranico le ha provocato un coma profondo dal quale non si è ancora svegliata.
Le attività vitali sono buone e da alcune settimane, grazie a una tracheotomia che le consente di respirare autonomamente.
Oggi la bambina sarà trasferita con un volo aereo al centro di riabilitazione neurologica “La nostra famiglia” di Bosisio Parini, in provincia di Lecco. Prima di partire per la Brianza, la famiglia Celona ha voluto mandare un messaggio alle tante persone che in queste settimane hanno compiuto un gesto per Naomi, che sia una preghiera o una donazione in denaro. Chiese, associazioni, scuole, gruppi religiosi. Tutti hanno dato un contributo con la speranza di poter rivedere Naomi sorridere e giocare. “Non riuscendo a farlo personalmente – dice Aurora Cocchiara – vorremmo dire grazie a tutti quelli che ci sono stati vicini in questi mesi. Ai gelesi, ai cittadini di Butera, a don Aldo Contraffatto che mi ha visto crescere, a don Antonio di Palermo che non ci ha fatto mancare mai il suo affetto”.
La mia terra, Gela, è stata grande – dice al telefono la mamma di Naomi Maddalena (ci tiene a precisare) – ma bisogna continuare a pregare. Adesso Naomi è attesa da un altro cammino delicato. Spero che Dio continui a darci la forza di andare avanti. Il nostro è un dolore silente. Non abbiamo voluto comunicare all’esterno solo per una scelta intima, ma abbiamo sentito tutta la solidarietà attorno alla nostra famiglia e a Naomi. Lei è forte. Preghiamo e speriamo che possa risvegliarsi. Continuate a starci vicino, perché Naomi ha voglia di vivere. La nostra Tata deve tornare con noi”.
Il padre Stefano e la moglie Aurora sanno che la battaglia non è finita. Sanno anche di non essere soli.