Gela. “E’ tutto fermo nonostante il sindaco si fosse impegnato ad avviare a breve un tavolo di verifica, soprattutto in merito all’area dell’ex sito Eni sul lungomare”. L’ex terminale Eni. Emilio Giudice, tra i responsabili della Lipu locale e della Riserva orientata Biviere, solleva nuovamente il caso dopo la definizione della cartografia che dovrebbe estendere gli interventi di bonifica all’intero sistema di pozzi e pipeline Eni. “Noi avevamo presentato, anche al tavolo regionale – spiega – una cartografia aggiornata che estendesse gli interventi di bonifica non solo alla zona ricompresa nel sito d’interesse nazionale ma anche agli ex siti abusivi di conferimento degli scarti industriali, alle aree comunque sottoposte ad attività di ricerca da parte di Eni e all’ex terminale dell’azienda che venne realizzato su un tratto del lungomare. Alla fine, tutte queste indicazioni sono state stralciate ma l’amministrazione comunale si era impegnata ad avviare un’interlocuzione per definire gli eventuali interventi da effettuare. Invece, niente di niente. Almeno che il tavolo di confronto non se lo siano fatti da soli”.
I comuni limitrofi tagliati fuori. Uno dei primi terminali realizzati in città da Eni venne costruito sul tratto di costa che, oggi sul lungomare Federico II di Svevia, vede la presenza di club privati e lidi balneari. Per gli esponenti locali della Lipu, inoltre, aver depennato dal piano d’intervento i siti che non ricadono nel territorio del comune di Gela rappresenta un’altra anomalia. “Non capiamo perché l’area limitrofa ad un pozzo Eni che ricade nel territorio comunale vada bonificata – aggiunge Giudice – mentre quella che dista solo cento metri, anche se non ricade nel comune di Gela, vada invece depennata. Bisognava coinvolgere tutti i sindaci dei comuni limitrofi”. A segnare il passo, inoltre, sarebbe l’intera procedura d’intervento nell’area di Bulala. “Vorremmo capire cosa voglia fare quest’amministrazione comunale – conclude Giudice – rispetto al risanamento di Bulala. Ne abbiamo discusso alla Regione, esiste un piano di risanamento ma, evidentemente, salvo casi sporadici, non c’è alcun interesse ad intervenire”.