L'Italia operaia nelle "dita di dama" nello splendido monologo di Laura Pozone
Gela. Gli anni 70 raccontati in un monologo che prende spunto dal romanzo di Chiara Ingrao “dita di dama”, in tour da oltre un anno in teatro e negli ambienti sindacali. Il monologo di Laura Pozone è...
Gela. Gli anni 70 raccontati in un monologo che prende spunto dal romanzo di Chiara Ingrao “dita di dama”, in tour da oltre un anno in teatro e negli ambienti sindacali. Il monologo di Laura Pozone è uno spaccato dell’Italia. Sono gli anni degli scioperi, delle ribellioni e di una Italia che sta cambiando. Le “dita di dama” sono le dita di Maria, la protagonista: dita curatissime e sottili, con le quali Maria avrebbe voluto fare la dattilografa ma che invece la portano a lavorare in una fabbrica di televisori, dove servono mani sottili come le sue.
Romanzo di formazione ambientato nel 1969 “Dita di dama” tratta temi più che mai attuali: Maria simboleggia le ragazze di oggi, le loro paure e le loro preoccupazioni, ma anche la loro forza e la loro voglia di riscatto. Laura Pozone, che lo ha riadattato, è bravissima. In scena c’è solo lei, interpreta tutti i personaggi come Maria e Francesca, due diciottenni cresciute insieme nello stesso cortile della periferia romana: una sogna un futuro da veterinaria, l’altra di continuare a studiare. I genitori decidono però per loro: una studierà legge, l’altra andrà in fabbrica.
I dialoghi sono intensi, a volte comici, altri struggenti, tipici del teatro civile. Il messaggio è forte ed attuale perché il mondo del lavoro è costellato da soprusi e diritti calpestati.
Per Nuccio Corallo, segretario provinciale della Filcams Cigl che ha promosso questo monologo, è stato un modo diverso di raccontare il mondo del lavoro, delle conquiste ottenute attraverso le lotte sindacali. “Oggi Maria può essere una operatrice di un call center o di una commessa pagata in nero. Per noi è un modo diverso di parlare ai lavoratori e per non dimenticare che nulla è scontato e le conquiste sindacali sono frutto di lotte non indifferenti”.
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