Gela. Le indagini in corso sulla nuova gestione dell’Ipab “Aldisio”, adesso portata avanti dalla società privata “La Fenice”, non aprono prospettive favorevoli per il personale della struttura. Temono ripercussioni, anche da una politica che sulle vicende dell’Ipab ha aperto uno scontro, sotterraneo ma comunque intenso. Nell’organigramma amministrativo e gestionale de “La Fenice” ci sono due consiglieri di opposizione e anche la proprietà fa riferimento al gruppo politico che alle scorse amministrative ha sostenuto l’avversario leghista del sindaco Greco. “Quando L’Ipab “Aldisio” era abbandonata a sé stessa, quando gli operatori sanitari erano nello stesso tempo addetti alle pulizie, alla lavanderia e alla cucina, quando non percepivamo lo stipendio, quando non c’era formazione obbligatoria per legge, quando i locali erano in condizioni igienico-sanitarie non adeguate, quando non c’era illuminazione e tutti entravano senza controllo – dice Melania Gerotti resposabile Oss de “La Fenice” – nessuna amministrazione si è mai interessata alla struttura, a chi ci lavorava lì e agli ospiti. Da quando è arrivata una società privata che apporta e rivoluziona il tutto con capitali propri, cercando di renderla una struttura d’eccellenza nel territorio, garantendo professionalità e dedizione, prova ne sia la gestione dell’emergenza Covid, blindando la struttura prima ancora che arrivassero le direttive di Musumeci e senza che le istituzioni locali si fossero mai occupate di noi, si accendono i riflettori”. Anche il commissario regionale nominato per traghettare l’Ipab ha avviato verifiche sui rapporti con la società privata, chiedendo un parere di legittimità. “E’ una guerra che non appartiene sicuramente a noi lavoratori. Una guerra dalle connotazioni politiche, data la presenza nella nuova gestione di due consiglieri di opposizione, confermata da alcune affermazioni pubbliche di qualche consigliere di maggioranza – aggiunge Gerotti – ad oggi siamo in fibrillazione perché c’è area di licenziamenti e mi rifiuto di pensare che il sindaco ci consideri figli di un Dio minore solo perché il nostro datore di lavoro non l’ha votato. Noi pretendiamo dal sindaco che ci tuteli, che in un momento di crisi economica non permetta che anche dovessimo trovarci a fare richiesta al segretariato sociale per i pacchi spesa o i duecento euro di buoni pasto. Se l’Ipab “Aldisio” e’ bottino di guerra, a pagarne le conseguenze non possono essere i lavoratori”.
Per evitare conseguenze sui loro posti di lavoro, gli operatori hanno già contattato i sindacati e chiederanno l’intervento del prefetto di Caltanissetta. “Ci siamo rivolti ai sindacati, andremo dal prefetto – conclude Gerotti – e pretenderemo che l’Ipab ci inserisca nel suo organigramma, così come la società per la quale lavoriamo ha fatto con i dipendenti della stessa Ipab”. L’amministrazione Greco ha espressamente sostenuto che vuole favorire la permanenza di una proprietà pubblica dell’intera struttura.