Gela. Quattro anni e otto mesi di reclusione a fronte degli otto anni richiesti invece dalla procura. Si è concluso il giudizio di primo grado nei confronti di Gaetano Vizzini. È accusato dell’omicidio stradale nel quale perse la vita la quindicenne Vittoria Caruso. Inizialmente, l’ipotesi contestata era di omicidio. Il capo di accusa è stato successivamente mutato su richiesta della procura. La minore era a bordo dell’auto condotta da Vizzini. Una manovra brusca generò il ribaltamento. Vittoria Caruso riportò ferite profonde e per lei non ci fu nulla da fare. I genitori hanno seguito il procedimento attraverso il legale Rita Parla per la società Giesse risarcimento danni. La parte civile (in rappresentanza di uno dei familiari) ha insistito sulla condanna, ritenendo, al pari della procura, che l’imputato fosse consapevole delle conseguenze che avrebbe potuto determinare quella manovra compiuta in velocità. È stato fatto rilevare che i controlli confermarono la presenza di tracce di alcol e cannabis. L’incidente si verificò in uno dei tratti viari dell’ex Asi.
La difesa, con il legale Sinuhe Circuraci, ha fin dall’inizio escluso i presupposti dell’omicidio. Ha più volte indicato delle discrepanze nelle perizie tecniche. Il giudice ha disposto la revoca della patente e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. “A settembre Vittoria avrebbe compiuto 21 anni e, quasi sicuramente, avrebbe frequentato l’università – raccontano i genitori Irene e Francesco – ciò che ci fa più male è il futuro che le è stato sottratto. Un’intera vita di sogni, speranze, amori, finita all’improvviso e troppo presto. Vittoria ci manca come l’aria. Con la condanna di oggi si chiude per noi un capitolo dolorosissimo. Vittoria ci è sempre rimasta accanto, dandoci la forza di lottare per lei e insieme a lei”. I genitori hanno da tempo avviato una campagna di sensibilizzazione. “Parlo con i giovani, di persona, e racconto la mia storia, mostrando anche le immagini dell’incidente che ha spento il sorriso di mia figlia per sempre – aggiunge la madre Irene Cassarino – vorrei far capire ai ragazzi che la vita è una e merita di essere vissuta. Non puoi rischiare di perderla a 15 anni per una bravata. L’alcol e le droghe ti fanno percepire il pericolo in modo diverso, rispetto a una persona lucida. Questa alterazione ti dà l’illusione di essere onnipotente e pensare “tanto a me non capita nulla”. Invece poi, purtroppo, accade l’irreparabile ed è troppo tardi per tornare indietro”. La difesa valuterà le motivazioni. Il giudice ha concesso le attenuanti generiche, al termine del rito abbreviato. “C’è parziale soddisfazione per l’equilibrio di una giustizia equa e non vendicativa – sottolinea il legale Sinuhe Curcuraci – leggeremo le motivazioni e andremo in appello”.