Gela. Si è focalizzato principalmente sui contenuti della maxi ordinanza che fu alla base dell’inchiesta “Camaleonte” l’esame reso dal colonello della guardia di finanza Pisani, che partecipò alla lunga fase investigativa. Questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, ha ripercorso l’origine delle attività del gruppo imprenditoriale Luca. Ha ribadito i presunti legami che gli imprenditori, attivi attraverso importanti società nel settore della vendita di auto e in quello immobiliare, avrebbero avuto con esponenti vicini ai clan, anche catanesi. Ricostruzione che il pool difensivo e gli stessi imputati hanno sempre respinto. Gli imprenditori, in più occasioni, hanno spiegato di aver subito le pressioni estorsive dei clan e di aver sempre denunciato. Nel corso dell’inchiesta vennero eseguiti provvedimenti di sequestro su un vasto patrimonio e si attende l’esito del giudizio al tribunale delle misure di prevenzione. Le difese escludono collegamenti tra il patrimonio del gruppo imprenditoriale e la sfera della criminalità organizzata. Il militare ha risposto alle domande del pm della Dda nissena Nadia Caruso e a quelle delle difese. Il suo esame proseguirà nel corso della prossima udienza.
E’ stata passata in rassegna anche la presunta vicinanza tra gli imprenditori e funzionari di polizia, Giovanni Giudice e Giovanni Arrogante (a loro volta a processo difesi dai legali Giacomo Ventura, Michele Ambra, Emilio Arrogante e Marina Giudice). Anche in questo caso, i coinvolti escludono abusi per favorire il gruppo Luca. Sono a giudizio Salvatore Luca, Rocco Luca, Francesco Luca, Francesco Gallo, Concetta Lo Nigro, Emanuela Lo Nigro, Maria Assunta Luca. Sono rappresentati dai legali Carlo Taormina, Antonio Gagliano, Filippo Spina, Carmelo Peluso, Luigi Latino, Fabio Fargetta e Alessandro Diddi.