Gela. Un incendio colposo che avrebbe potuto mettere a rischio l’incolumita’ pubblica. I magistrati della procura, coordinati dalla dottoressa Lucia Lotti, hanno aperto un fascicolo d’indagine con al centro il rogo che ha colpito, sabato, l’area dell’impianto coking 1 della raffineria di contrada Piana del Signore.
I primi accertamenti effettuati nella zona hanno confermato l’effettuazione di tutte le operazioni di messa in sicurezza portate avanti dagli operatori dell’azienda. Le linee finite al centro dei controlli sono state poste sotto sequestro.
Gli inquirenti intendono accertarne l’idoneità e, soprattutto, l’eventuale sottoposizione a recenti operazioni di manutenzione. Stando ai magistrati della procura, il rogo avrebbe potuto causare un effetto domino estendendosi ad altri importanti impianti dell’isola 7 della fabbrica.
Lo scopo è quello di accertare le cause dell’incendio ed, in particolare, la riconducibilità di questo a difetti di manutenzione e puntuale controllo delle linee stesse.
La procura ha sottolineato la vicinanza al luogo dell’incendio di grossi impianti ed il rischio effetto domino del verificarsi di un incidente rilevante, con possibili effetti per operatori e popolazione.
Sul posto è stato constatato che nella zona interessata all’incendio, all’incrocio tra la Terza strada e la strada che separa l’impianto Topping 1 dall’impianto Coking 1 (isola 7 nord), erano in corso attività di raffreddamento delle linee contenenti fluidi liquidi e gassosi che corrono su rack, ad un’altezza di circa 5 metri, le linee cioè che avevano visto lo sviluppo dell’incendio.
Sul posto era presente un’autobotte dei vigili del fuoco che provvedeva a raffreddare, con acqua proveniente dal circuito antincendio di raffineria, le tubazioni per evitare il rischio di ulteriori focolai, non essendo stato possibile individuare il punto esatto della perdita di materiale infiammabile.
Dopo un primo spegnimento dell’incendio nella tarda mattinata, la combustione era ripresa, seppure in dimensioni ridotte, a causa del calore e dei continui gocciolamenti di prodotto.
Si è appurato, inoltre, che la parte più a nord della terza strada era invasa da un liquido fuoriuscito dalle tubazioni interessate dall’incendio, misto all’acqua utilizzata dai vigili del fuoco per le operazioni di raffreddamento delle stesse tubazioni. Il liquido ha raggiunto l’altezza di circa 20 cm e, nella intera zona, era percepibile un forte odore di idrocarburi. Il liquido è stato campionato per verificare, tramite analisi, la presenza di idrocarburi e metalli pesanti.
Sul lato ovest della Terza Strada, che confina col canale interno A, in cui scorrono le acque di raffreddamento e che sfociano nel fiume Gela, era presente un argine in sabbia volto ad impedire lo sversamento del liquido presente sulla sede stradale nel canale A.
Nella zona dell’incrocio tra la Terza strada e quella che separa l’impianto Topping 1 dall’impianto Coking 1, la sede stradale era completamente invasa dalle schiume utilizzate per lo spegnimento dell’incendio.
L’intera area, a causa delle operazioni in corso, delle alte temperature delle tubazioni e del pericolo di esplosioni che potevano essere generate da possibili fughe di gas è interdetta all’accesso per motivi di sicurezza.
Alle 14.30 sono iniziate le operazioni di aspirazione del liquido idrocarburico presente sulla sede stradale della Terza Strada.
Va precisato che nell’area interessata sono presenti circa 30 tubazioni, di differente diametro ed a diversi livelli, adibite alla distribuzione dei fluidi, liquidi e gassosi, per la produzione ed i servizi della raffineria.
Le linee coinvolgono l’impianto Coking 1, il Topping 1, il Vacuum ed il Claus, situati nelle vicinanze della zona interessata dall’incendio.