Gela. “Circa 650 concittadini non sanno di essere celiaci. La mancata diagnosi, in alcuni casi, sfocia in altre patologie. Come l’aborto spontaneo, diabete, tumori addominali e tiroidi per citarne alcune”.
A lanciare l’allarme è Pippo Leonardi, dirigente di Endoscopia presso l’ospedale “Vittorio Emanuele” e direttore del centro spoke per la Celiachia, intervenuto ieri al convegno di “Gastroenterologia pediatrica medica e chirurgia” presieduto da Giuseppe Magazzù e organizzato in collaborazione con Rosario Caci, primario di Pediatria e Cristoforo Cocchiara. Per meglio monitorare la popolazione sarà avviato uno screening ai bambini di un anno. L’importante iniziativa sarà presentata in città nei prossimi giorni, nel corso di un congresso della sanità che tra i suoi relatori vedrà i rappresentanti delle università dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
“Portare in città i dati dello “studio medicel” che coinvolge le università che insistono nel bacino del mediterraneo – aggiunge il pediatra Cocchiara – consentirà a dimostrare come la spesa per i celiaci può essere ridotta notevolmente, con un risparmio di decine di miliardi. Basta sostituire alla ricerca, dopo avere stabilito i sintomi, uno screening da fare ai bambini di uno o due anni di età. Servirà a individuare quei casi di celiaci che si manifestano in un secondo tempo”.
“In città sono 136 i pazienti censiti all’Asp e che quindi beneficiano di una esenzione – assicura Pippo Leonardi – La prevalenza della celiachia ha un’incidenza di uno ogni cento abitanti. Riteniamo che in città mancano all’appello circa 650 celiaci. O meglio, siamo convinti che questi nostri concittadini non sanno di avere questa patologia”.