Gela. Associazioni mafiosa, estorsione e detenzione illegale di armi. Queste le accuse nei confronti di Massimo Oliva, 41 anni, Giovanni Buscemi, 41 anni, entrambi di Palagonia e due catanesi Mario La Rocca, 34 anni, e Bruno Gagliano, 32 anni destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip su richiesta della Dda di Catania.
Oliva e Buscemi sono già in carcere a Bicocca (arrestati nell’ambito dell’operazione Iblis), mentre gli altri due sono stati arrestati e detenuti nello stesso istituto penitenziario, avviata a seguito di alcune estorsioni perpetrate a danno di commercianti ed imprenditori del calatino, ha permesso di ricostruire il legame con un gruppo criminale di Cosa nostra organizzato con ramificazioni a Catania e Siracusa. Grazie anche alle attività di controllo e al coraggioso contributo di alcuni imprenditore e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia è stato possibile ultimare il quadro indiziario e probatorio che riguarda il panorama criminale dei territori di Palagonia e Scordia.
Oliva e Buscemi sono ritenuti responsabili delle estorsioni in danno della Sicilsaldo e della Martorana Costruzioni di Gela, costrette sia ad assumere gli operai da loro indicati, sia a subappaltare l’esecuzione di parte dei lavori e la fornitura di mezzi e materiali per tutte le attività da svolgersi nel territorio di Palagonia. Delitti aggravati dall’appartenenza ad associazione di tipo mafioso. Ai due inoltre è contestata la detenzione illegale di armi e munizioni da guerra con cui venivano realizzati gli atti intimidatori. La Rocca e Gagliano, ritenuti appartenenti al Clan Nardo, operante nei territori di Lentini, Carlentini e Francofonte, Scordia e Palagonia, sono accusati di avere legami con Cosa Nostra catanese.