Gela. Il presunto sistema plasmato in città dalla banda capeggiata dal boss Giuseppe Alferi analizzato davanti ai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta attraverso le dichiarazioni rese da quelle che vengono ritenute le vittime dell’organizzazione.
Un gruppo d’imprenditori ed esercenti, infatti, è stato convocato per essere ascoltato alla presenza degli avvocati difensori dei presunti componenti del sodalizio, sostanzialmente smembrato all’indomani dell’operazione Inferis dello scorso gennaio.
La convocazione indirizzata alle presunte vittime di imposizioni e messe a posto giunge durante la fase dell’incidente probatorio. Obiettivo degli inquirenti, così, è ottenere dichiarazioni da utilizzare, successivamente, in dibattimento. Per questa ragione, saranno imprenditori e commercianti a descrivere la loro verità.
L’incidente probatorio è già stato fissato per il prossimo 5 giugno. Tra gli interessi principali dei magistrati, la ricostruzione dell’intera filiera del ferro: materiale che avrebbe fatto, anche se solo in parte, la fortuna di Giuseppe Alferi e dei suoi sodali.
La tesi difensiva è piuttosto chiara. Non ci sarebbe stata alcuna imposizione ma solo una costante attività sul territorio svolta dagli indagati allo scopo di ottenere quantità sempre maggiori di ferro da smaltire a costi, comunque, ridotti.
Ma le mire della presunta banda, autonoma sia dai gruppi legati a cosa nostra che da quelli affiliati alla stidda, si sarebbero ampliate in direzione di altri settori. Così, le indagini hanno accertato il presunto interessamento per la gestione di un vero e proprio sistema monopolistico nel settore delle vendita di frutta e verdura: senza trascurare, ovviamente, la messa a posto dei tanti ambulanti presenti in ogni quartiere.
Particolari che, in questa fase, verranno analizzati proprio attraverso il confronto diretto con i commercianti e gli imprenditori finiti nelle mire del sodalizio. La decisione di fissare l’incidente probatorio è stata comunicata agli avvocati difensori degli indagati.
A conclusione del blitz, condotto dagli agenti della squadra mobile di Caltanissetta, furono ventotto i provvedimenti d’arresto emessi dai magistrati della direzione distrettuale antimafia.
Vennero accertati legami sempre più stretti tra il presunto capo Giuseppe Alferi, in grado di dirigere gli affari anche dal carcere, e gli altri presunti affiliati.