Gela. La politica in generale è investita da una crisi profonda, che concerne la democrazia, la rappresentanza, il funzionamento delle istituzioni e la debolezza civica delle relazioni sociali. Vale a dire un intreccio complesso di sfiducia e privazione di efficacia di tutti gli elementi del sistema.
Tecnocrazia e populismo rappresentano due prodotti complementari di questo scenario, ed entrambi sostengono lo svuotamento della democrazia. La demagogia appare su conflitti primordiali (esempio, conflitto Nord-Sud), sembra poterli risolvere, ma raggiunto il potere si va a sbattere con la ricorrente illusione di poter governare le dinamiche della complessità dei problemi, e il populismo tende a perdere capacità di attrazione. E così tra i governanti non si riesce a nascondere il profondo senso di impotenza nei riguardi del “super-sistema democratico”, che rappresenta la sublimazione di tutte le contraddizioni politiche ed economiche.
La soluzione spesso è stata trasformare le questioni politiche ordinarie in problemi di gestione straordinaria, demandando le decisioni democratiche ai “Tecnici” a livello nazionale e ai “Commissari” a livello locale. Un esempio a livello nazionale è rappresentato dal governo Monti, vale a dire un ampliamento del potere ai tecnici. Tuttavia, tale esperienza mostra quanto sia illusorio pensare che il potere dei tecnici possa trasformarsi in un modello per la politica. È sufficiente ricordare il modesto risultato elettorale della Lista Monti-Scelta Civica nel 2013.
Ecco perché riveste particolare importanza quando si vota scegliere le persone capaci, le persone che, perlomeno, abbiamo una storia professionale alle spalle. Abbiano già dimostrato nella vita privata di saperci fare e desiderano mettere a disposizione della politica l’equipaggiamento professionale accumulato negli anni (non sarà esaustivo ma certamente indicativo!). Altrimenti la storia si ripeterà, vale a dire che nel momento in cui le difficoltà si inaspriranno a livello nazionale la direzione del governo sarà affidata ai “Tecnici” e a livello locale ai “Commissari”, con buona pace per la democrazia.
Le decisioni politiche prevedono crescenti competenze, al fine di affrontare le complessità sociali con determinazione ed efficacia. E ciò può verificarsi proteggendo la democrazia, facendo in modo che all’esercizio del potere si accompagni la responsabilità, così da evitare privilegi ingiustificati e riduzioni di efficienza del sistema economico e sociale.
Una sana democrazia necessita del protagonismo di una società civile matura ed attiva, con la presenza di quel civismo capace di realizzare meccanismi di deliberazione e pratiche di partecipazione diffusa. Insieme ad una politica onesta e competente, e una pubblica amministrazione professionale si è in grado di ridurre gli sprechi ed aumentare il benessere dei cittadini, e inoltre si è in grado di realizzare una puntuale valutazione delle politiche attuate e dei loro effetti. Ma senza l’affermazione della democrazia attraverso la scelta di governanti competenti, senza un rapporto più stretto tra la società civile e le istituzioni, risulterà improbabile attendersi un rinnovamento strutturale e la capacità di ottenere risultati positivi, sia a livello nazionale che soprattutto locale.
Alessandro Morselli, docente di Politica economica internazionale, Università di Roma Unitelma Sapienza.