Gela. Una maxi opera che, almeno sulla carta, dovrebbe vedere la luce entro il 2023. Sul nuovo porto, però, le idee non sono ancora così convergenti. Anche questa mattina, a Palazzo di Città, nuovo vertice, con il gruppo di lavoro, convocato dal presidente del consiglio comunale Alessandra Ascia. Dopo la riunione di ieri all’assessorato regionale alle infrastrutture, l’amministrazione comunale, con in testa il vicesindaco Simone Siciliano, non ha nascosto l’esigenza di guardare soprattutto a quanto disegnato nel masterplan, commissionato a Rina Consulting, e presentato, almeno sul tavolo del sindaco, a fine dicembre. Insomma, si potrebbe cambiare strada rispetto al progetto definitivo che dovrebbe essere coperto con fondi per circa 130 milioni di euro? Al tavolo di questa mattina hanno partecipato anche i deputati regionali Nuccio Di Paola e Giuseppe Arancio. “Ma come si può convergere su un progetto, quello previsto nel masterplan – si chiede la grillina Virginia Farruggia che fa parte del gruppo di lavoro – senza la certezza dei fondi? E, soprattutto, parliamo di linee generali contenute, appunto, in un masteplan di massima. Dove sarebbe il progetto alternativo?”. Il gruppo di lavoro, invece, punterebbe proprio a chiudere l’iter del progetto definitivo (quello originario con tanto di darsena commerciale), mandando in gara un primo stralcio da almeno sessantasette milioni di euro.
Il masterplan pagato con le compensazioni. “Eventuali modifiche sulla concezione di un’infrastruttura basilare per le sorti della città si possono anche valutare – dice Vincenzo Cirignotta altro componente del gruppo di lavoro – ma a condizione che non si perda ulteriore tempo. Bisogna chiudere entro il 2023. Probabilmente, l’amministrazione comunale, almeno nell’area dell’attuale porto rifugio, pensa ad una struttura a vocazione maggiormente turistica, dislocando le attività commerciali nell’hub da realizzare nella zona dell’attuale porto isola Eni, già collegato alle principali arterie stradali”. Ma, come da consuetudine, non sono neanche mancate le scaramucce, con la stessa Farruggia e il vicesindaco Simone Siciliano, già in contrasto sulla vicenda rifiuti, che hanno polemizzato pure sui fondi utilizzati per finanziare il masterplan commissionato a Rina Consulting. Un lavoro, ancora non presentato ufficialmente al consiglio comunale, che traccia le principali direttrici del prossimo sviluppo economico locale, a partire dalla portualità. “E’ vero, l’ha finanziato Eni – dice Farruggia – ma i soldi sono stati prelevati dal fondo delle compensazioni, ovvero soldi della città. Questo ci è stato appena comunicato”. In attesa che si mettano d’accordo, al porto rifugio aspettano ancora i primi interventi anti insabbiamento.