Gela. Il gioco compulsivo, soprattutto negli ultimi anni, sta creando problemi a tanti clienti, praticamente abituali, di centri scommesse e rivendite autorizzate. I dirigenti dell’Asp, così, hanno deciso di avviare una campagna che fa già discutere.
L’iniziativa, infatti, è partita con l’affissione, proprio nei principali luoghi del gioco, di inviti alla cautela e alla prevenzione: peccato, però, che i responsabili del Sert di via Parioli, ai quali si rinvia per ogni intervento in merito, non siano stati informati né della campagna di prevenzione né, tantomeno, dei passi da compiere.
“Purtroppo – spiega il responsabile del servizio per le tossicodipendenze Placido La Rosa – non siamo materialmente preparati ad affrontare interventi di questo tipo. Ci mancano alcune figure professionali indispensabili”. In sostanza, l’azione di prevenzione è partita ma mancano gli operatori necessari a garantire il sostegno ai possibili utenti. Un corto circuito amministrativo che, in questo modo, rischia di vanificare l’intera campagna.
L’affissione dei messaggi di prevenzione ed informazione, in ogni caso, mette al sicuro i tanti esercenti del settore che, altrimenti, sarebbero andati incontro a multe salate. Le norme contenute nella recente riforma sanitaria tenuta a battessimo dal ministro Renato Balduzzi, infatti, parlano chiaro: i clienti di centri scommesse e locali pubblici autorizzati a ricevere scommesse devono essere informati dei rischi cui vanno incontro.
Altrettanto esplicito è il contenuto degli avvisi affissi in varie zone della città. “Si comincia per gioco, come un passatempo – si legge nei volantini – ma con il passare del tempo non si può più smettere. Si è convinti di poter lasciare quando si vuole, ma non è così”. Qualcosa, almeno a livello organizzativo, sembra non essere andato per il verso giusto.
“Siamo stati informati dell’avvio di questa campagna divulgativa e di prevenzione – dice il direttore del distretto sanitario locale Giuseppe Piva – certamente, si tratta di un tema molto importante e delicato. Da quello che mi risulta, anche se i Sert hanno un’organizzazione diversa da quella generale, la competenza in materia spetta proprio agli operatori che si occupano delle tossicodipendenze”.
Insomma, almeno per il momento, sarà difficile orientarsi davanti alle richieste di chi è finito nella morsa del gioco compulsivo. Intanto, i volantini a firma Asp rimangono affissi contenendo, fra le altre informazioni, i recapiti telefonici di presidi, compreso quello di via Parioli, attualmente sprovvisti delle figure professionali in grado di assicurare un’efficace cura a questa piaga sempre più infetta.