Gela. Dopo gli arresti messi a segno dai poliziotti del commissariato, i giovani accusati di decine furti e di un tentativo di sequestro di persona, in queste ore si presenteranno davanti al gip per gli interrogatori di garanzia. Il ventenne Carmelo Ascia, il ventiseienne Salvatore Perna e il ventiduenne Giuseppe Migliore sono ritenuti tra i più attivi, nonostante l’elenco degli indagati, anche se a piede libero, sia molto lungo. Agivano sapendo di potersi permettere azioni eclatanti, come il tentativo di sequestro di un rivale. Da quanto emerso, il minore preso con la forza all’uscita dell’istituto commerciale “Sturzo” avrebbe dovuto pagare il fatto di aver rubato il motorino di proprietà di uno degli arrestati. Fu un docente, che si accorse di quanto stava accadendo, a metterli in fuga. Allo stesso tempo, il sostituto procuratore Federica Scuderi e i poliziotti del commissariato hanno comunque spiegato che la vittima del tentativo di sequestro sarebbe già stato pronto a vendicarsi. Un filo rosso, seppur non diretto, collegherebbe l’inchiesta “Cave canem” a quella “Cavallo di ritorno”. Le modalità dei furti sarebbero analoghe, anche se Ascia, Migliore e Perna avrebbero avuto come possibile base logistica le strade del quartiere Settefarine e non i viali delle palazzine popolari dello Iacp di Scavone.
Tra le decine di furti ricostruiti, gli inquirenti hanno monitorato il colpo in un’abitazione privata, che fruttò al gruppo tre fucili e una pistola. Tutte armi regolarmente detenute. Anche un minore partecipò al furto. Tra gli obiettivi sensibili, c’erano i garage, presi quasi d’assalto. Gli indagati sarebbero riusciti a portare via auto e ciclomotori. Pochi denunciavano e gli arrestati avevano facilità di movimento. Per sviare gli inquirenti, parlavano di “cani”, ma riferendosi ai mezzi rubati. Ora, dovranno rispondere alle accuse.