Gela. Da una delle vasche di accumulo, in contrada Badia, nell’arco di poche ore sarebbero mancati non meno di venticinquemila litri di acqua, secondo gli investigatori finiti in invasi artificiali a disposizione di imprenditori agricoli locali e delle loro aziende. Sono dodici gli imputati, tutti finiti davanti al giudice Eva Nicastro. Sono accusati di furti di acqua, ai danni del Consorzio di bonifica, che è parte civile nel procedimento. L’ente ritiene di aver subito notevoli danni dai continui furti e dai danneggiamenti degli impianti, collocati nelle aree rurali del territorio. A processo, ne devono rispondere agricoltori gelesi e niscemesi, che hanno proprietà e aziende, anche di ingrosso dell’ortofrutta. Avrebbero tutti sfruttato, secondo le contestazioni, sia allacci abusivi che sistemi capaci di limitare i consumi effettivi. In aula, a testimoniare, è stato chiamato uno dei tecnici del Consorzio di bonifica che si occupa di monitorare i punti di approvvigionamento sparsi nel territorio. Per le difese, non ci sarebbero effettive prove tecniche per confermare che quella usata dagli imputati fosse acqua rubata al Consorzio di bonifica. Le carenze idriche, nelle campagne locali, sono da sempre un peso enorme per tanti operatori del settore, che non hanno neanche a disposizione rifornimenti dalle dighe, praticamente fuori uso.
L’indagine dei pm della procura si è concentrata sul periodo compreso tra il 2017 e il 2018. Il responsabile tecnico del Consorzio ha confermato che negli anni sono state molte le segnalazioni per furti e danneggiamenti alle unità irrigue di proprietà dell’ente.