Gela. Le aree locali sono assai ambite dalle società che stanno investendo in progetti fotovoltaici, man mano trasformati in agro-fotovoltaici per andare incontro a precisi dettami normativi. A Palazzo di Città se ne sono accorti e il sindaco Terenziano Di Stefano ha già chiesto un elenco dettagliato di tutti gli interventi autorizzati e che dovrebbero vedere la luce in diverse zone del territorio, sostanzialmente tutte agricole. Il primo cittadino chiederà il versamento di compensazioni da destinare a progetti per la comunità locale. La soprintendenza provinciale, con propri pareri anche non vincolanti, negli scorsi mesi ha posto un certo argine, dando riscontro non favorevole ad almeno tre progetti. Pareri che si inseriscono in iter molto più complessi e lunghi, finalizzati all’emissione del provvedimento autorizzativo unico regionale. Per due investimenti, nella zona di Settefarine, avanzati dalle società EcoSicily1 ed Edera Sol, gli uffici della soprintendenza hanno escluso la collocazione di “pannelli fotovoltaici, cabine di trasformazione o impianti in genere” nella fascia di rispetto di 500 metri dall’area “Castelluccio”. Una decisione che per i riferimenti aziendali mette a rischio la realizzione dei campi fotovoltaici. Pareri, entrambi, che hanno rivisto un iniziale assenso rilasciato nel corso di precedenti conferenze di servizio. Le due società si sono rivolte al Tar Palermo che gli ha dato ragione. Secondo i giudici amministrativi, la soprintendenza ha fornito un’interpretazione errata alle norme sulle aree “non idonee”. Nelle motivazioni, viene richiamata giurisprudenza in tal senso. “La mancata inclusione tra le aree idonee non implichi l’automatica qualificazione dell’area di sedime dell’impianto quale non idonea, occorrendo a tal fine una specifica motivazione per la salvaguardia di interessi opposti all’installazione dell’impianto Fer. Ciò, del resto, è coerente con la considerazione per cui in materia di autorizzazione alla installazione di impianti solo la riserva di procedimento amministrativo consente di operare un bilanciamento in concreto degli interessi, strettamente aderente alla specificità dei luoghi, in modo tale da garantire la migliore valorizzazione di tutti gli interessi pubblici implicati pur nel rispetto del principio, conforme alla normativa dell’Unione europea, della massima diffusione degli impianti da fonti di energia rinnovabili”, scrivono i magistrati palermitani.
Un concetto che viene ripreso pure nel caso del ricorso avanzato dalla Solaer Clean Italy 22, altra azienda del settore che ha in programma la realizzazione di un sistema fotovoltaico in contrada La Capreria. I giudici del Tar si sono espressi accogliendo l’azione. In questo caso, la soprintendenza, sempre dopo un iniziale assenso, aveva invece rilasciato parere nel quale si precisava che l’azienda non avrebbe potuto collocare “pannelli fotovoltaici, cabine di trasformazione o impianti in genere” nella fascia di 500 metri dal perimetro dell’area tutelata di Manfria. Per i giudici amministrativi, la restrizione è effetto di un’interpretazione difforme delle norme in materia. Viene ulteriormente richiamato il passaggio delle “aree non idonee”. “La soprintendenza esprimeva, analogamente a quanto già avvenuto, il suo parere favorevole limitatamente alla realizzazione dell’impianto al di fuori della fascia dei 500 metri dal perimetro dell’area tutelata di “Manfria”, tenuto (esclusivamente) conto che l’Impianto non ricade in area idonea. La soprintendenza non argomentava in alcun modo circa le proposte di tutela paesaggistica/ambientale e di impatto visivo presentate dalla società, limitandosi a ribadire l’assoluto quanto irragionevole divieto di costruzione dell’impianto nella fascia di 500 metri”, scrivono i giudici. “La norma è invero chiara nello stabilire che la mancata inclusione tra le aree idonee non implica l’automatica qualificazione dell’area di sedime dell’impianto quale non idonea, occorrendo a tal fine una specifica motivazione per la salvaguardia di interessi opposti”, ribadiscono i magistrati che hanno annullato le determinazioni della soprintendenza.
Visto che sono la maggior parte aree agricole significa
morte dell’agricoltura , i contadini esasperati dalla mancanza d’acqua cedono volentieri i terreni si toglierà altro reddito alla città a favore delle grandi multinazionali