Gela. Venne arrestato nel gennaio di ventidue anni fa: colpevole di aver partecipato all’agguato stiddaro che, all’interno della sala giochi Las Vegas di corso Vittorio Emanuele, costò la vita a giovanissimi affiliati del gruppo di cosa nostra retto dal boss Giuseppe Madonia.
A Francesco Di Dio, così come agli altri componenti del gruppo di fuoco, venne inflitta la pena dell’ergastolo.
Ad oltre vent’anni da quei fatti, Di Dio ha iniziato a scrivere opere poetiche che riescono ad essere pubblicate sul web. L’ex giovane killer, oggi trentottenne, continua a scrivere all’interno della sua cella del carcere milanese di Opera. Una mutazione avvenuta proprio tra le mura dei penitenziari che hanno fatto da scenario alla sua detenzione.
L’esperienza mafiosa e l’appartenenza al clan capeggiato da Salvatore Iocolano sono finite direttamente tra le righe dei suoi lavori di poesia.
Sul web, sono apparsi i primi lavori. Una possibilità garantitagli dagli stessi compagni di detenzione che, direttamente dal carcere di Opera, sono riusciti a garantire visibilità ai temi trattati da Di Dio.
Le rivalità interne e il tentativo di distaccarsi dal passato violento e cosparso di sangue: lo hanno spinto ad analizzare, fra gli argomenti al centro dei lavori realizzati, le faide fratricida che, all’epoca del suo arresto, provocarono decine di cruente morti.
Nel penitenziario milanese di Opera, Francesco Di Dio continua a scontare l’ergastolo inflittogli a conclusione del processo scaturito dalla strage delle sala giochi di corso Vittorio Emanuele. Il tentativo di buttarsi alle spalle un pesante passato, così, lo ha spinto verso la scrittura.
Un caso, quello dell’ex minorenne con la pistola, non unico: altri protagonisti di quella lunga faida, dopo tanti anni di carcere, hanno intrapreso la via della scrittura.