Gela. Un giro di false fatture che avrebbe dovuto permettere ai titolari dell’azienda edile Cedis di ridurre gli obblighi nei confronti del fisco.
Dopo la maxi inchiesta, risalente a quattro anni fa, giungono le prime decisioni pronunciate dai magistrati del tribunale. Il giudice dell’udienza preliminare Lirio Conti, infatti, ha disposto il non luogo a procedere per due dei presunti “fornitori” di fatture fasulle.
La prescrizione, infatti, è giunta sia per Concetta Cammarata che per Orazio Pirro. I due, difesi dagli avvocati Giuseppe D’Aleo e Carmelo Tuccio, venivano considerati a disposizione della famiglia Romano, titolare dell’azienda Cedis.
Di conseguenza, da loro sarebbe partita una fetta delle fatture finita nel mirino dei controlli coordinati dai magistrati della procura retta da Lucia Lotti e dai militari della guardia di finanza. Dovrà ancora attendere, invece, Francesco Cammarata.
Per lui, era stata inoltrata richiesta di patteggiamento che, però, è stata rigettata. Stando ai risultati dell’indagine, il gruppo Cedis si sarebbe approfittato di un sistema destinato ad incamerare false fatture emesse per acquisiti mai effettuati o, comunque, sostenuti a prezzi decisamente più contenuti rispetto a quelli riportati nella documentazione fiscale sequestrata dalla guardia di finanza.
Verranno vagliate il prossimo 12 luglio, inoltre, le posizioni di altri imputati. Fra loro, i vertici della Cedis. Per Vincenzo, Fabrizio, Fabio e Flavia Romano, infatti, è stato chiesto il rito alternativo.
Dovrebbe essere un giudizio abbreviato a deciderne le sorti processuali, come indicato dal difensore Antonio Gagliano. L’operazione condotta dalle fiamme gialle su impulso della procura coprì un lasso temporale di almeno sei anni. Le prime ricostruzioni vennero effettuate per operazioni fiscali condotte intorno al 2003.